martedì 14 ottobre 2014

Il mio sogno americano 2.0

IL MIO SOGNO AMERICANO
Parte 2^ - I parchi nazionali

Continua da "Il mio sogno americano" Parte 1^ : Florida

   Non amo guidare dopo l'imbrunire, sopratutto in posti che non conosco, perché ho notato di avere qualche difficoltà quando diminuisce la luce, ma come in quasi tutto il viaggio, eccomi di nuovo in auto dopo il calar del sole.
Riesco, in qualche modo commettendo ( forse ) qualche piccola infrazione al codice della circolazione, ad incanalarmi nel traffico cittadino e con i nervi a fior di pelle, anche a trovare la giusta direzione, grazie al navigatore che funziona perfettamente.
Per fortuna l'hotel è appena fuori La Vegas, proprio a lato dell'aeroporto ed in mezz'ora arriviamo, scarichiamo le valigie e cerchiamo qualcosa da mangiare.
Troviamo il ristorante chiuso, ma entriamo nel vicino pub , dove una simpatica cameriera ci serve una buonissima bistecca ed un piatto di salmone decisamente migliore di altri già consumati o da consumarsi in viaggio, per un costo totale di 27€.
Si va dormire, in attesa dei molti km-. che ci aspettano nei prossimi giorni.
*** La quinta Inn & Suites Las Vegas – km. 6



15 Maggio
   Ci svegliamo con gli aerei che atterrano in rapida successione sulla pista a poche centinaia di metri di distanza, senza che ne avessimo sentito il rumore.
Dopo una buona colazione, siamo in strada con la nuova macchina, una attempata Hyundai, che però ha almeno il drive-control funzionante.
Nemmeno un'ora dopo, lasciato il Nevada per l'Arizona, siamo a gustarci il panorama di Lake Mead creatosi con la costruzione della Hoover Dam sul corso del fiume Colorado.
L'imponenza dell'opera lascia a bocca aperta, ma il tempo di ammirala è poco e si prosegue per Kingman, dove ci fermiamo in un piccolo museo che ricorda la storia della città e celebra la famosa ROUTE 66, che qui esiste ancora e fa parte del sistema viario americano.
Lasciamo la US HWY 93 per la Interstate 40, che ci porta, attraverso paesaggi molto diversi, fino a Williams, un piccolo paesino costruito sulla storica Route 66, che la celebra in ogni modo e maniera.
Qui i piccoli negozi con articoli per turisti si sprecano da ambo i lati dell'unica via.
Passiamo un paio d'ore curiosando, prima di fare benzina, acquistare qualcosa per combattere la fame del giorno dopo e consumare la peggior cena possibile, prima di andare a dormire.
Incantato da un cartello che promette cucina italiana, greca e quant'altro, entro in un locale che, già da subito, pare non perfettamente pulito e quando ci accoglie la mummia che abita quel luogo, non abbiamo la prontezza di andarcene e pagheremo con una pessima cena il nostro poco coraggio.
** Comfort Inn Near Grand Canyon – km. 360

16 maggio
   La sveglia suona presto e ci mettiamo per strada per arrivare di buon'ora al Grand Canyon.
Senza far troppo caso al navigatore che ci avverte che troveremo strade non asfaltate, ci infiliamo in uno sterrato che fortunatamente qualche miglio dopo finisce, concedendoci di riprendere strade normali e rilassarci alla guida.
Ci arrampichiamo velocemente, attraversando una rada foresta di pini e ginepri, fino all'ingresso del Parco del Grand Canyon, dove per 80$ acquistiamo il pass che utilizzeremo per l'ingresso in tutti i N.P.
Nonostante le molte ore dedicate a cercare notizie su quello che avremmo voluto vedere, tutto quello che visiteremo d'ora in poi, sarà sempre diverso da come lo immaginavamo e ciò comporterà perdite di tempo e piccole difficoltà nel riuscire ad ottimizzare i tempi.
Lasciata l'auto in parcheggio a poca distanza dal Visitor Center ci affidiamo alla prima indicazione che ci indica MATHER POINT e la vista che appare ai nostri occhi è assolutamente incredibile :  restiamo a bocca aperta davanti alla grandiosità di questo spettacolo, che pur già visto in TV, film e foto, è tanto sorprendente da lasciare senza fiato e con il cuore che batte forte.
Davanti a noi un'immensa ferita, larga e profonda, che la natura ha inferto a se stessa e che ora possiamo ammirare cercando di memorizzarne colori e prospettive, avendo paura del vuoto eppure arrivando al ciglio per scoprire i segreti dell'immenso baratro.
Percorriamo a piedi il primo tratto di questo splendido punto panoramico, poi, alla ricerca di nuove emozioni, utilizziamo gli appositi bus per spostarci lungo tutto il tratto visitabile, scattando centinaia di fotografie, quasi a rubare l'anima di questo posto incantato.
Nel primo pomeriggio, considerato che mancano più di 200 km. per arrivare a Page, lasciamo il Grand Canyon Village e lungo la Desert View, fermandoci ad ogni punto panoramico, riusciamo ad arrivare alla terra dei Navajo, in tempo per godere, prima del tramonto di spettacolari figure di pietra.
Arriviamo a destinazione in serata, avendo percorso più di 380 km. di strada, perchè dopo essere quasi arrivati a Page ( mancavano solo 20 km. ) troviamo la strada chiusa e dobbiamo rifare la strada all'indietro fino alla deviazione di Gap e percorrere altre 45 miglia sulla nuova Hhy 89T, mentre il cielo si colora dei bellissimi colori del tramonto, che non vengono apprezzati per rabbia, stanchezza e per la preoccupazione del buio imminente.
Fortunatamente troviamo quasi subito il nostro albergo, anche se un cambio di viabilità ci costringe ad un giro panoramico della città.
La camera ha due morbidi e grandi letti, che ci aiutano a recuperare la stanchezza di questa pesante giornata.
*** Days Inn and Suites Page/Lake Powell – Km. 393



17 Maggio
   Ci svegliamo sapendo che la giornata non sarà la meno faticosa, anche se con poca strada da percorrere in auto.
Il primo obiettivo da raggiungere è l'ANTELOPE un piccolo straordinario Canyon, con visite gestite dagli indiani Navajo, a meno di 10 Km. da Page.
Dopo qualche difficoltà per trovare il posto, arriviamo in un assolato e polveroso parcheggio dove volano via i primi 12$ a cui se ne aggiungono altri 80$ per l'acquisto dei biglietti di ingresso e trasporto a destinazione.
Circa una mezz'ora dopo veniamo fatti salire su un gippone con panche in legno che sbandando a causa dei profondi solchi sulla sabbia ci porta all'ingresso di questa assoluta meraviglia : una fenditura nella roccia scavata dall'acqua, di altezza variabile tra i 15 ed i 20 metri e di larghezza sempre inferiore ai 7/8 metri , in cui filtra la luce del giorno dalla stretta apertura in alto.
Il colore dell'arenaria, di cui è composta la roccia di questa località, assume toni assolutamente sorprendenti all'interno della cavità, che vanno dal grigio al rosso mattone, dal rosa al viola in tutte le sfumature possibili, secondo l'incidenza della luce che penetra nell'anfratto creando bellissimi giochi di luce e riflessi.
La visita, di circa un'ora, lascia gli occhi increduli e la mente incapace di concepire il distacco da questo luogo talmente diverso, così che si ritorna all'auto incapaci di pensare ad altro.
Ci avviamo verso la Glen Canyon Dam, diga costruita sul Colorado River, che forma il Lake Powell e bisogna ammettere che pur impressionati dall'opera, la scarsità d'acqua che si nota a monte dello sbarramento, ne diminuisce la maestosità.
Percorriamo a piedi il ponte che a valle della diga unisce le sponde del Colorado e riprendiamo la strada verso l'Antelope Point Marina, scoprendo che tutta la zona è Parco Nazionale, soggetta a tassa di ingresso, per cui, sfoderato il pass acquistato al G.C. evitiamo l'esborso di 15$, che francamente sarebbero stati sprecati.
La vista del lago non è male e l'azzurro dell'acqua contrasta piacevolmente con il rosso del terreno e delle rocce, che in molti punti assumono striature bianco/grigio, ma il livello dell'acqua è decisamente basso e lascia intravedere i segni di tempi migliori.
L'Antelope Point è un grande piazzale ( trovato chiuso ed abbandonato ) dove in altri momenti confluiscono le barche prima di essere calate in acqua ed anche la grande ansa del lago tra la terraferma ed Antelope Island, è insignificante paesaggisticamente.
Ritorniamo verso l'Antelope Point Marina, che in passato ha certamente avuto momenti migliori e non trovando alcunchè di interessante, decidiamo di tornare verso Page, scoprendo che tutte le strade girano attorno al centro città, innestandosi sulla Hwy 89 e che per questo motivo, al mattino, avevamo avuto qualche problema a trovare la giusta direzione.
Un buon sonno ci rimette in forma per il giorno successivo.
*** Days Inn and Suites Page/Lake Powell – km. 60



18 Maggio
   Gis insiste per andare a vedere l'Horseshoe Bend, famoso punto panoramico formato da un'ansa del Colorado River, che si trova al miglio 545 della Hwy 89, a circa 5 km. da Page, sulla strada interrotta che il giorno prima ci aveva fatto allungare di 40 miglia il percorso.
Raggiungiamo velocemente il parcheggio dove già alle nove del mattino sono radunate una ventina di auto ed un pullman.
Con altri avventurosi scaliamo la collinetta che abbiamo davanti, con la speranza che la strada sia agevole e non troppo lunga, ma in cima ci rendiamo conto che per arrivare all'overlook c'è un buon chilometro di strada polverosa in discreta pendenza, che percorriamo non agevolmente.
Giunti sull'orlo del canyon le parole non ci bastano per descrivere lo spettacolo formato dal fiume che nei secoli ha scavato un ansa attorno ad un bastione di roccia rossa che contrasta con l'azzurro del cielo ed il verde smeraldo dell'acqua del fiume, che scorre duecento metri più in basso.
Molte fotografie dopo, ritorniamo al punto di partenza, accorgendoci che ormai non c'è più posto al parcheggio e che le persone che stanno per intraprendere il percorso per l' Horseshoe Bend sono diventate centinaia.
Riprendiamo la strada verso il Lake Powell, puntando verso Wahweap Marina, un grande e bel punto nautico a poca distanza da Page.
L'attività del centro è piuttosto ridotta per cause stagionali, ma fanno bella mostra le numerose house-boat allineate ai moli, pronte per essere noleggiate, mentre alcuni motoscafi volteggiano in acqua lasciando una scia di schiuma bianca.
Alcuni fabbricati con appartamenti, un albergo, a pochi passi dal lago, e con un grande store ben rifornito, completano un panorama niente male.
Dopo aver mangiato un poco di frutta, risaliamo in auto e ci dirigiamo verso Moab, prima sulla Hwy 98, poi sulla 160 fino a Kayenta ed infine sulla 163 costeggiando la Monument Valley, di cui riconosciamo i monumenti in pietra divenuti famosi nei film.
Aggiorniamo l'ora con quella dell'Utah ( + 10 rispetto all'Italia ) e proseguiamo incontrando paesaggi sempre diversi, dominati dal colore rosso delle rocce che cambiano continuamente, ora ergendosi in alti monumenti, ora assumendo strane forme a lato di strade che sembrano non terminare mai.
Non molto prima della nostra destinazione, proprio lungo la strada, scorgiamo un immenso arco naturale che ci invita a salire fin sotto la sua finestra, mostrandoci un anteprima di quello che troveremo nei giorni a venire.
Giungiamo a Moab quasi a sera e troviamo subito, all'ingresso del paese, il nostro Motel. 
Dopo aver scaricato le valigie, andiamo in ricognizione per la simpatica cittadina con bei negozi, hotel e ristoranti, anche se quello che scegliamo non brilla per qualità del servizio.
Una lunga passeggiata, una cena modesta e poi a dormire.
** Spleep Inn Moab – km. 485



19 Maggio
   Oggi ci aspetta uno dei parchi più interessanti : Arch.
Ci svegliamo presto e dopo una frugale colazione siamo subito in marcia.
Si passa il ponte sul Colorado e poi su per una salita di diversi chilometri fino all'ingresso del parco, da dove inizia la strada che conduce ai diversi siti e punti panoramici.
Decidiamo di proseguire fin dove arriva la strada asfaltata e poi tornare indietro, dedicando il massimo tempo possibile a questo spettacolare parco in cui è possibile fare lunghe passeggiate.
Vediamo da lontano il Broken Arch, ma prudenzialmente decidiamo di non proseguire a piedi, essendo stato segnalato un serpente a sonagli sul sentiero e dirigiamo i nostri passi verso il piccolo canyon di Sand Dune Arch, che come dice il nome, possiede un letto di ruvida sabbia rossa ed un bellissimo arco tra due colorate pareti in fondo, dove bruscamente finisce tutto.
Ci fermiamo al Fiery Furnace Viewpoint per un rapido sguardo intorno e proseguiamo per Delicate Arch, che scopriamo essere raggiungibile solo con una dura escursione dal Wolfe Ranch e non dal parcheggio da cui è visibile solo da lontano.
Riprendiamo la strada verso la Windows Section che, nella parte finale dopo il parcheggio, ci regala le cose più belle : Double Arch, North e South Window, Turret Arch ed impagabili viste su Cove Arch ed Elephant Butte.
Double Arch è generato da due archi enormi che si intrecciano tra loro in uno spettacolare abbraccio, North e South Window sono due archi affiancati a guisa di occhiali, Turret Arch è un grande arco posto in una torre di pietra, affiancato da una finestra circolare, Cove Arch è un gruppo di rocce completamente perforato in cui gli archi non si contano ( tra grandi e piccoli gli archi sono circa 2.000- in tutto il parco ) ed Elephant Butte è un immenso gruppo roccioso in cui si possono riconoscere varie fattezze del grande pachiderma.
Questo punto del parco ha bisogno di almeno un paio d'ore di tempo ed una buona sgambata per raggiungere i vari punti di osservazione, che sembrano offrire sempre nuove immagini di se.
Risaliamo in auto e a meno di 500 metri dalla biforcazione sulla strada principale ci attende la Balanced Rock e poi le Petrified Dunes, la Tower of Babel, la Courthouse Towers ed infine Park Avenue con le sue pareti a picco, in un susseguirsi di spettacolari torri di pietra.
Dispiace ammettere che non abbiamo potuto godere della vista di alcuni degli archi più famosi, ma non eravamo attrezzati per arrivare in luoghi dove le difficoltà sono molteplici, ma soprattuto, perché nel pomeriggio desideravamo dare una rapida occhiata anche alle Canyonlands, nel cuore di Island in the Shy.
Ci dirigiamo verso la Hwy 70 e poi sulla 313 fino all'ingresso del Parco, dove al Visitor Center ci forniscono le cartine occorrenti alla visita di questo parco interamente percorribile viaggiando in auto.
Una breve passeggiata è richiesta per il Mesa Arch e per seguire il sentiero che porta al Grand View Point Overlook, da cui si gode di una splendida vista sul sottostante bacino del Buck Canyon.
Un breve cenno merita il particolare Mesa Arch che affaccia la sua grande finestra sul canyon sottostante, offrendo una vista da brivido sulla voragine di oltre mille metri che si spalanca ai suoi piedi.
Alla sera dopo qualche acquisto per il giorno dopo, entriamo in uno strano locale in cui gommoni, manichini, attrezzi vari ( tra cui una bicicletta ), stavano appesi al soffitto sopra le teste dei commensali.
Veniamo serviti da una cortese e simpatica cameriera che porta a me un'eccezionale bistecca e a Gis un salmone divino, per una spesa decisamente parca.
Dopo la solita passeggiata serale, tutti a dormire.
** Spleep Inn Moab – km. 120



20 Maggio
   Lasciamo Moab per una tappa di oltre 400 km. che non sarà di solo avvicinamento al Bryce Canyon ed allo Zion Canyon, perchè sulla strada per giungere a Cannonville, sperduto paese dell'Utah, troveremo il Capitol Reef con pareti a picco e colori stupendi, l'immensa Dixie National Forest, l'Escalante State park con la sua mini foresta pietrificata, paesaggi mozzafiato, guglie che si ergono dal suolo a toccare il cielo ed un mare di strada da percorrere.
Riusciamo a tenere una buona media di marcia, fermandoci solo dove il paesaggio diventava così coinvolgente da farci ignorare la strada.
Ci facciamo attrarre dall'indicazione di un piccolo parco statale dove, per la vile moneta di 12$, ci consentono di fare una camminata di un paio di km. alla ricerca di una foresta pietrificata, di cui abbiamo visto solo qualche misero resto, trovandoci nell'impossibilità di affrontare tutto un sentiero che abbiamo ritenuto superiore alle nostre capacità.
Ho fatto, in questa insolita passeggiata, una foto ad un cervo pietrificato dall'orrore di aver vicino esseri umani di cui non si era reso conto prima.
Arriviamo per sera all'albergo e dobbiamo portarci le valigie al secondo piano, salendo per una scala esterna, mentre un forte vento cerca di buttarci indietro.
Vinta la battaglia, sistemante le nostre cose ed  accertato che l'hotel non è attrezzato a ristorante, troviamo un locale a Tropic ( a circa 7 km. ) dove mangiamo la più bella e buona pizza vegetariana degli ultimi 10 anni.
Sazi e stanchissimi affrontiamo la notte in un ottimo lettone.
** Grand Staircase Inn – km- 427



21 Maggio
   Fa quasi freddo, ma la colazione offertaci dalla signora che gestisce lo store al piano terreno ( Gis ha trovato cioccolata calda ed io yogurt greco ) ci predispone favorevolmente alla marcia di avvicinamento alle destinazioni di oggi : Bryce e Zion.
L'ingresso del Bryce Canyon è ben segnalato sulla Hwy 63 ma arrivare al Rainbow Point ( termine del canyon e uno dei punti più belli ) è un impresa di circa 30 miglia di ottima strada con punti panoramici ben segnalati ed ottimi parcheggi.
Gli scenari sono incredibili per la varietà di colori.
Le fotografie scattate qui saranno un ricordo bellissimo, perché credo che se il Grand Canyon affascina per la grandezza, il Bryce ha panorami mozzafiato di guglie multicolori.
Abbiamo raggiunto l'apice e poi rifatto all'indietro la strada percorsa, fermandoci ad ogni punto panoramico con visuali completamente diverse per colori, conformazione del terreno, profondità, ambiente e patendo un freddo intenso ( intorno a 10° ) che ci ha torturato nella parte dove l'altezza del “rim” è ad oltre 2.000- metri, fino ad Inspiration Point dove il caldo si è nuovamente fatto sentire, ma nulla poteva distrarci dallo spettacolo che si offriva ai nostri occhi per l'ampiezza dell'anfiteatro, per gamma di colori ( dal rosso mattone, al rosa ed al bianco ), per varietà di forme ( pareti, guglie, pinnacoli,grotte, etc. ).
Troppo presto è venuta l'ora di lasciare quel posto incantato e dirigerci, nel pomeriggio, verso Lo Zion N.P. al quale ci siamo avvicinati prima dalla Hwy 89 e successivamente sulla Mount Carmel Hwy, verso l'ingresso Est, dopo il quale la strada diventa a dir poco tortuosa e ripida, per infilasi in uno stretto e lunghissimo tunnel che conduce ai parcheggi nel pressi del Visitor Center.
Lasciata l'auto per la navetta del parco, comodo bus con frequenza di circa 10 minuti, abbiamo raggiunto la testa del canyon al Temple of Sinawava, dove alte e lisce pareti rocciose chiudono il percorso e si ritorna sui propri passi.
La differenza con gli altri parchi è che in questo si cammina sul fondo costeggiando il fiume ed alzando gli occhi allo spettacolo, anziché cercare di indovinare dove è finito il fondo del canyon.
Certamente non ha il fascino degli altri già visitati.
Arriviamo a St. George e scopriamo che il nostro albergo è molto defilato, appena fuori da un grande centro commerciale e, se questo ci facilita i movimenti con l'auto, ci limita la conoscenza di un'importante città.
Per cena si va al RED LOBSTER, catena che conferma un buon livello di servizio, somministrazione e prezzi contenuti ( tilapia per me, spiedini di aragosta e gamberi per Gis a meno di 40€. )
In quanto all'albergo pensavamo potesse essere meglio, anche se per 85€. una suite non è certamente cara.
*** Ramada Inn St. George – km. 233



22 Maggio
   Dopo una buona colazione in una bella sala a fianco della piscina, lasciamo St. George per l'ultima tappa di questo indimenticabile viaggio ed orientandoci a naso capitiamo ad Overton ( Moapa Valley ) dove scopriamo un simpatico, piccolo museo, in cui sono raccolte testimonianze di vita risalenti a 11.500 anni or sono in una LOST CITY nel Mojave Desert.
Proseguiamo per strade perse in territori piatti e brulli o a cavallo di montagne di pietra rossa, fino a rivedere l'azzurro del Lake Mead ed arrivare a Boulder, la città dei costruttori della Glen Dam.
Nonostante il navigatore ci dica che siamo proprio arrivati, non riusciamo a scorgere un insegna che ci indichi il motel e fatichiamo un poco ad individuare, all'interno di una panetteria, pasticceria, vineria e quant'altro, l'accesso al Milo's Inn.
Ci fanno notare che siamo arrivati troppo presto a causa del cambio d'ora tra Utah e Nevada e mentre facciamo due passi intorno, scopriamo una cittadina molto ben curata, pulita, con bei giardini ed una serie di simpatiche statue in bronzo poste lungo i marciapiedi.
Quasi stupiti dal confronto tra l'arido territorio appena fuori città e tanta ricchezza di verde pubblico e privato, ritorniamo sui nostri passi per reclamare la camera temendo il peggio, ma ci troviamo in un ampio locale ben arredato con bella boiserie, fornito di ottima biancheria, con una vasca Jacuzzi matrimoniale ed accesso su un simpatico giardino con vasca e cascata d'acqua.
Riuscito il tentativo di driblare la sangria offertaci dal proprietario, entriamo in un locale con vaghe rimembranze greche, dove consumiamo un ottima cena.
****Milo's Inn at Boulder – km. 250



23 Maggio
   La colazione che ci viene servita al tavolo del bar consiste in due spettacolari yogurt greci con bellissime more fresche, bei croissants appena sfornati, the e caffè che ci aiutano a riprendere la strada verso Las Vegas.
Meno di un'ora dopo, il navigatore ci conduce all'ingresso del parcheggio dello Stratospere, la cui torre alta 1,149 piedi ( 350 m. ) è visitabile dal 103 al 112 piano, pagando un corrispettivo di 15€. a testa.
Affacciati al parapetto della terrazza panoramica, abbiamo Las Vegas ai nostri piedi.
Si riesce ad intuire il percorso della Strip fino al lontano Excalibur, mentre al piano sovrastante qualcuno rischia l'infarto quando ( a pagamento ) viene proiettato nel vuoto su una specie di slitta o frullato da un gigantesco braccio meccanico.
Ci spostiamo verso la fine del percorso della Strip ed a piedi iniziamo la scoperta dei grandi alberghi posti lungo questa incasinatissima strada.
Sfilano l'Excalibur, il NY–NY, l'MGM, il Montecarlo, il City Center, il Paris, il Bellagio, il Bally's, il Flamingo, il Caesar Palace, l'Harrahs, il The Venetian, il The Mirage, il The Palazzo e poi......ci arrendiamo!!!
Ci lasciamo attrarre da un paio di Casino ( al solo scopo di transitare all'interno dei grandi alberghi ) ma non riusciamo ad apprezzarne le bellezze.
Ritorniamo in fretta al caldo della via per riconsegnare l'auto al noleggiatore.
In qualche modo riusciamo a compiere questa complicata operazione ( non si trova la strada, la strada è chiusa, non si trova il garage, etc. ) e ritornare in albergo utilizzando uno shuttle collettivo che ci tiene per ultimi e ci porta a spasso per Las Vegas.
Spuntino economico e poi a dormire per smaltire i 10 km fatti a piedi.
** Hampton Inn Tropicana – km. 70



24 Maggio
   Ultimo giorno a disposizione.
Ci facciamo portare dalla navetta dell'hotel fino al Mandalay Bay, che sta proprio all'inizio della strip ed entriamo al Luxor ed all'Excalibur, che sono i primi di tutta la lunga fila.
All'MGM prendiamo la monorail che ci porta fino ad Harrahs e poi a piedi da un hotel all'altro, fino a quando, nei pressi del Venetian, decidiamo di entrare e sederci ad un tavolo per uno spuntino, davanti ad una simil-fontana in una notte stellata.
Una premurosa cameriera bionda si prodiga per mascherare l'enorme ritardo che sta accumulando la cucina nel seguire le ordinazioni, ma la sorpresa sarà quando ci viene rifiutata la carta di credito per mancanza di fondi : non resta che andare al vicino Casino e sperare che il bancomat sia in grado di farsi dare dollari.
L'operazione riesce e siamo liberi di tornare a girare per Las Vegas, fermandoci prima al Mirage, poi al Caesar Palace ed infine al Bellagio per lo spettacolo d'acqua delle fontane danzanti.
Rientriamo in albergo e ricomponiamo le valige con tutto quello che ci è servito nelle tre settimane di viaggio e con quello che abbiamo aggiunto per acquisti e souvenirs.
Cerchiamo di dormire un poco, prima che arrivo l'ora della partenza.
** Hampton Inn Tropicana



25 Maggio
   Inesorabile la sveglia suona alle 5,10.
Una Rapida colazione e poi a prendere le valigie per imbarcare sullo shuttle che dall'hotel ci porta in aeroporto, dove sbrigate velocemente le formalità di imbarco ( questa volta non siamo più impreparati all'utilizzo del self-service per l'imbarco dei bagagli ) ci apprestiamo all'attesa per l'imbarco che avviene puntuale alle 8.15
Alle 4.25 siamo a New York, da dove ripartiamo alle 6.10 per arrivare a Malpensa alle ore 8.25 del 26 Maggio
Il volo è stato molto tranquillo, molto noioso, molto lungo e noi molto stanchi.
Causa l'interminabile coda davanti alle casse per l'acquisto dei biglietti del Malpensa Expres, perdiamo il primo treno utile ed accumuliamo ritardo su ritardo.
Arriviamo a casa dopo mezzogiorno, pronti a recuperare tutto il sonno perso.

I numeri di questo viaggio

Florida : km. 1.575 percorsi in totale
Carburante €. 95
Parchi USA : km 2.713 percorsi in totale
Carburante €. 145


Spese comuni :
  • volo €. 1.549,10 + 3,00
  • assicurazioni 149,02
  • noleggi MIA 133,71 + 135,68
  • noleggi LAS 189,09 + 187,60 + 3,00
  • visti 21,63
  • spese carta credito 2.646,49 + 3,00 (hotel,ristoranti, attrazioni)
  • spese cassa comune 170,00
  • acquisto obiettivo foto 298,23
  • mia cassa 166,00
  • treno e taxi 112,00

                  5.185,32    +   278,00  +   298,23



Questo è stato davvero il viaggio aspettato per tutta una vita ed è servito ad insegnarci qualcosa :
  • che non bisogna fidarsi dell'American Airlines
  • che non tutte le strade portano a Roma
  • che ci si può fidare solo di se stessi
  • che il mondo è bello
  • che....
                                               



























Il mio sogno americano.


Parte 1^ - La Florida

   Questo viaggio è nato una sera di Gennaio quando, ripensando al bellissimo mare di Zanzibar, siamo andati in astinenza da viaggi ed il pensiero è volato all'unico già rimandato un paio di volte con la scusa del costo : gli U.S.A. ( Florida e Parchi ).
Con la certezza di poter affrontare la spesa, è iniziata la ricerca delle notizie necessarie ad organizzare il viaggio e già dal 29 Gennaio eravamo in possesso di due biglietti della American Airlines per i voli Milano/Miami – Miami/ Las Vegas – Las Vegas/Milano, con partenza il 5 e ritorno il 26 Maggio.
Molti giorni dopo ed altrettante ore passate al PC cercando recensioni di alberghi nei luoghi migliori dove fermarsi, in prossimità di qualche importante attrazione, cercando di ottimizzare il percorso, avevamo scelto tutte le tappe del viaggio.
Altri giorni sono passati a cercare notizie utili per l'assicurazione di viaggio, per il noleggio auto, per i visti di ingresso e per capire come affrontare 20 giorni negli USA, passando di luogo in luogo alla ricerca di quello che avremmo voluto vedere.
Quando il lavoro è stato pronto ci siamo ritrovati con due faldoni da 22 cartelle ciascuno, uno con la copia delle prenotazioni e l'altro zeppo di fogli di informazioni sulle città, sulle spiagge, sui trasporti, sulle strade, sui parchi e le varie attrazioni.
Durante il viaggio non abbiamo quasi più messo mano alle notizie raccolte perché, una volta sul luogo o tutto era diverso, o troppo difficile da fare, o non c'era tempo, o non servivano le informazioni raccolte, o si veniva trascinati dalla corrente e bisognava adeguarsi.
Abbiamo trovato cose difficili da fare come riportare le auto noleggiate al luogo di restituzione, perché il navigatore non sapeva dove cercare o come cercare di farci capire e capire cosa mangiare, perché a tutti i costi dovevamo specificare il tipo di condimento ( salsa ) da usare, o facilissime come trovare l'albergo a Miami prendendo un bus all'aeroporto ed essere scaricati a 50 metri dal La Flora, o come trovare la torre dello Stratosphere ed il relativo parcheggio ( nemmeno a pagamento ).
Durante il viaggio, abbiamo bisticciato parecchio perché la convinzione di stare facendo la cosa giusta ci rende sordi ai consigli dell'altro, ma abbiamo passato anche tantissimi momenti splendidi che hanno sempre cancellato i dissapori ed ora ci legano più di prima.

Il tempo è volato via ed in un attimo è arrivato il momento di preparare le valigie : una grande, una da cabina, un borsone per le scarpe e due zainetti ( pesanti ).

05 Maggio
   Il taxi ci porta in stazione, dove con un regionale arriviamo a Milano Centrale per prendere il Malpensa Express, che arriva in perfetto orario   ( solo 15 minuti di ritardo ).
Troviamo tutti gli ascensori bloccati e così pure le scale mobili, ma nonostante ciò (dopo aver percorso in lungo ed in largo tutto l'aeroporto ) raggiungiamo il desk della A.A. dove consegniamo i bagagli e ci apprestiamo a passare il controllo passaporti.
L'imbarco è in perfetto orario e da qui inizia il nostro sogno americano.
La durata del volo è di circa 11 ore , ma grazie alla differenza di fuso orario arriveremo a Miami alle 16,15 dopo un viaggio tranquillo e piuttosto noioso, senza nulla da fare, vedere ( solo film in inglese ed il primo già visto in Italia ) o sentire, perché non ci hanno dato nemmeno le cuffiette.
Sbarchiamo e seguiamo tutti gli altri verso lo sbarramento dell'immigrazione, dove centinaia di persone in una coda chilometrica attendono il controllo dei documenti.
Un'ora dopo, passato l'esame frontiera, recuperiamo i bagagli e ci ritroviamo in un altra coda, non più corta e nemmeno più veloce della prima, per il controllo bagagli e contrasto all'introduzione di droghe e sostanze proibite, mentre un simpatico cane, al guinzaglio di una poliziotta-armadio, ci fiuta, forse nella speranza di poter adempiere al proprio dovere.
Finalmente riusciamo a passare ed a raggiungere gli uffici della Dollar- Rentcar, presso cui abbiamo prenotato il noleggio di un auto, ma anche qui le code ci perseguitano e solo quasi un'ora dopo, avendo pagato per il carburante, il 2° guidatore, il SUN PASS per i pedaggi elettronici sulle Highway, tasse, etc. per complessivi 183$, riusciamo a salire in macchina, una Hyundai Elantra rossa, abbastanza nuova.
Qualche problema per aprire il bagagliaio, capire il funzionamento delle luci, prendere dimestichezza con il cambio automatico e trovare la via d'uscita dall'immenso garage per immettersi nella circolazione.
Fortunatamente il navigatore, dopo qualche incertezza, inizia a funzionare ed in pochi minuti siamo in mezzo ad un traffico caotico, che incanalato in sei corsie, scorre veloce verso la periferia di Miami.
Riesco a non sbagliare quasi nulla e dopo diverse deviazioni su strade meno importanti, il traffico si fa più rado ed inizia l'avvicinamento a Florida City dove, 35 ml. dopo, avvistiamo, quasi subito, il nostro primo albergo : il TRAVELODGE FLORIDA CITY.
Dopo aver sbrigato le formalità di registrazione ci assegnano una camera abbastanza grande, non nuovissima, con un grande bagno ed un letto morbido ( come tutti quelli che troveremo in viaggio per gli States ).
Dopo aver sgranocchiato qualche rimasuglio delle cene in aereo e fatta una buona doccia, ci concediamo il meritato riposo, perché è stata abbastanza dura arrivare fin qui ( siamo in giro da più di 24 ore ).
*** Travelodge Florida City – Km. 60

06 Maggio
   Ci svegliamo ( si fa per dire ) e andiamo a far colazione.
Troviamo ogni ben di Dio e quando ritroviamo le forze, dopo un rapido giro nei dintorni, carichiamo i bagagli e filiamo verso Key West, da cui distiamo circa 130 ml.
La Hwy n. 1 è noiosa, chiusa tra due siepi di alberi a mo' di barriera e solo sui famosi ponti che conducono alle Keys c'è vista laterale, ma nessun spazio per fermarsi, perché nessuno ha realizzato piazzole di sosta, né in questa autostrada, né in molte altre degli USA.
Le indicazioni stradali sono assenti e non si capisce dove le rare strade laterali vadano a finire, anche se conosciamo il punto in cui siamo dalla cartina e dai cartelli che indicano le miglia mancanti a Key West.
Passiamo a fianco di località famose come Key Largo, Islamorada, Marathon, etc. senza nulla ( o quasi ) vedere e senza nemmeno avere la possibilità di fermarci, salvo entrare tra le case, che non sono il paese, perché manca quel tessuto urbano così familiare per noi.
Lungo la strada, quando possibile, spiamo gli arenili, il colore del mare e le sentinelle della zona tropicale : le palme da cocco.
Se ne vedono poche, le spiagge sono bruttarelle ( completamente selvagge ) ed il mare, colpa di una giornata non particolarmente radiosa, è più grigio che azzurro.
A due terzi di strada, ci fermiamo a mangiare sotto un grande capanno con tetto in paglia, dove ci viene servito, dopo molti tentativi di intesa con la cameriera, un grande panino con pollo ( per me ) e pesce impanato ( per Gis ), ne buono, ne cattivo, che viene immediatamente mangiato per la gran fame.
L'avvicinamento a Key West è facile e quasi per caso ( grazie al navigatore ) ci troviamo davanti alla ANGELINA GUESTHOUSE, una graziosa casa d'epoca tutta in legno, la cui padrona ci accoglie sorridente, mentre si impadronisce della nostra carta di credito.
Con l'inglese Gis se la cava alla grande, mentre io ne capisco proprio poche parole.
La camera è piccola, carina nei particolari d'epoca, con un grande bagno, con un apparecchio condizionatore rumoroso come il motore di una Harley, con un piccolo portico con tavolo e poltrone ed una piccola piscina nel bel giardino tropicale, con tante piante di palma ed orchidee.
Sistemiamo l'auto in una strada laterale dove razzolano galli e galline e dopo aver ripreso fiato, ci buttiamo, a piedi, per le strade.
In poco tempo riusciamo a localizzare molte delle cose interessanti che visiteremo domani.
Un panino buonissimo consumato in un simpatico bar dove credono di saper fare il caffè, anche se usano Segafredo e poi a curiosare per tutta K.W.
Si decide di andare al Sunset Pier a vedere il tramonto, famoso per i colori infuocati, ma succede che mentre Gis si ferma a ripetizione in ogni negozio o galleria, io vado avanti ed un poco per rabbia, un poco per paura di non arrivare in tempo, un poco a causa della marea di gente, mi trovo da solo a fotografare lo spettacolo del sole che cade in mare.
Piuttosto indeciso sul da farsi, aspetto fino a quando Lei non mi scorge tra la folla e continuiamo la passeggiata sul lungomare , popolato da giocolieri, artisti, venditori di ogni genere, fino al lontano porto, dove riusciamo a perderci.
Ormai stanchissimo, mugugnando , lascio che Gis ritrovi la strada e dopo una buona doccia, a letto.




**** Angelina Guesthouse – Km. 215

07 Maggio
   Sveglia verso le otto e comoda colazione in veranda, anche se non particolarmente ricca.
Ci avviamo lungo la Duval st. per andare ad acquistare francobolli per spedire le cartoline e ci avventuriamo verso la Little Withe House dell'ex presidente Truman e di altri successivi, facendo fatica ad orizzontarci, chiedendo a più persone e arrivando stanchi in meta : bellissima villa d'epoca con un altrettanto ben curato giardino, ma dopo un giro attorno, rinunciamo a pagare l'ingresso e ci allontaniamo.
Facciamo un tentativo per arrivare fino a Fort Zhacary, ma rinunciamo per la troppa strada e per lo scarso interesse.
Ritorniamo in centro e ci dirigiamo al Faro che, contrariamente a quasi tutti gli altri, non è stato costruito in riva al mare in un punto elevato, ma lontano più di 500 metri dalla costa, per proteggerlo dai tifoni.
Dopo una breve visita al giardino ed al piccolo museo, saliamo tutti i 90 gradini per arrivare fino alla cella della lampada, da cui si gode un bel panorama sulla città. ( ingresso 10$ )
A pochi passi di distanza c'è la casa in cui ha vissuto Hemingway negli anni in cui ha trovato qui ispirazione per i suoi romanzi, prima di trasferirsi a Cuba : una villa di tipo coloniale a due piani, tutta in legno, con un grande giardino, dependance per gli ospiti, piscina, cimitero dei gatti e mobili/arredi ancora perfettamente conservati nello stato in cui sono stati lasciati dall'ultima proprietaria.
L'ingresso in questo piccolo museo costa 13$ a testa.
Lasciata questa interessante attrazione ci dirigiamo dove è stato eretto un enorme e tozzo cippo dipinto di rosso, giallo e nero che individua il punto più a Sud degli Stati Uniti e la minor distanza da Cuba.
Dopo una rapida occhiata alle bellissime case del quartiere , andiamo verso la “Casa delle Farfalle”.
Entriamo in un ambiente che custodisce un bel giardino tropicale con laghetto, molti fiori, due fenicotteri rosa, uccellini liberi, alcuni liberi di volare, altri in gabbia, qualcuno appiedato e tantissime bellissime farfalle colorate che svolazzano intorno riempiendo l'aria dei loro incerti voli.
Scatta la caccia all'immagine più bella, alla farfalla più colorata ed anche se non è facile cogliere l'attimo migliore, usciamo felici di aver avuto la possibilità di questo delicato contatto.
Costo dell'ingresso 13$ a testa.
Sulla via del ritorno decidiamo che, per cena, ritorneremo nello strano edificio a due piani con loggiato, che ospita il “Pinchers crab snack”, dove sono esposti, a guisa di trofeo di pesca, enormi pesci di plastica appesi alle pareti del ristorante al secondo piano.
Ottima cena di pesce, con giro di birra gratis e spesa modesta.
Ultimi passi per La Duval st. e la Truman st. , curiosando nei negozi fino all'ora di andare a dormire.

08 Maggio
   Questa notte ha prima fatto caldo e poi freddo per la difficoltà di regolare l'intensità dell'aria condizionata, ma la colazione in veranda ci rimette in pista ed, a malincuore, lasciamo Key West per ritornare a Florida City, base per le Everglades.
Riprendiamo la Hwy n. 1 in senso inverso, decisi a scoprire qualcosa di più di questa lunga catena di isole, ma la fortuna non è dalla nostra, perché dopo aver pagato 6$ per l'ingresso al piccolo parco di Long Key, ne usciamo assolutamente delusi : mare di colore incerto, spiagge inesistenti, percorso pedonale insignificante e foresta di mangrovie a far da contorno ad un fiumiciattolo con acqua dal colore del caffè-latte.
Più avanti riusciamo a fermarci in alcune delle rare aree di sosta, ma senza trovare ne mare, ne spiagge, ne panorami degni i essere ricordati o descritti.
Anche la sosta ad una delle tanto decantate spiagge poste dopo Islamorada, è una delusione : il poco arenile libero è a ridosso delle mangrovie, il mare sembra sporco per recenti sommovimenti di burrasca, la spiaggia ( assolutamente nature ) non brilla per la pulizia e la lunga passerella con piccoli spazi di sosta coperti, costruita tra le mangrovie, non porta in luoghi particolarmente affascinanti.
Proseguiamo, come da programma, per fermarci al J. Pennekamp Coral Reef State Park, per concludere questa parte del viaggio con un'escursione sulla barriera corallina, ma giunti all'ingresso, il ranger ci avverte che le uscite in barca non si effettuano a causa del forte vento.
Riprendiamo la strada e di buon ora arriviamo in albergo.
In attesa della camera ci concediamo un piccolo spuntino da Denny's a fianco dell'hotel, per poi andare ad acquistare frutta da mangiare in viaggio il giorno successivo, mettendo a dura prova il navigatore, che ha avuto qualche indecisione insieme con l'autista.
Al ritorno, un gradevole bagno in piscina ci ha aiutato a spazzar via la stanchezza.
*** Travelodge Florida City – Km. 222

09 Maggio
   Dopo una buona dormita, la sveglia ci manda a far colazione ed a riprendere la marcia per arrivare fino a Marco Island, attraversando le Everglades, e dirigere poi su Naples, dove abbiamo prenotato al Best Western Naples Inn e Suites.
La strada scorre monotona costeggiando un ampio canale che scorre in una immensa pianura, qua e la interrotta da macchie di mangrovie, quando al terreno si sostituisce la palude.
Troviamo tracce di attività umana solo sui cartelli che ci invitano a fare una gita sulle air-boat o a visitare allevamenti di alligatori, fino a quando non ci lasciamo incuriosire e decidiamo di fermarci davanti ad una enorme statua di indiano alle prese con un alligatore e da una enorme insegna al titolo di MICCOSUKEE INDIAN VILLAGE.
Mentre parcheggio l'auto sull'immenso piazzale antistante l'ingresso, ho l'impressione che si tratti di un semplice store per la vendita di souvenir, ma quando leggiamo che all'interno c'è un piccolo museo, che ci sono vasche per l'allevamento degli animali e che ogni due ore si ripete lo spettacolo di sottomissione di un alligatore da parte di un nativo indiano, ci convinciamo ad entrare.
Pagati 10$ a testa, varchiamo l'accesso alla parte interna e ci troviamo in un'ampia area alberata dove sono stati ricreati gli ambienti in cui vivevano gli indiani di questa parte di Florida.
La “lotta” tra l'uomo e l'alligatore non ha storia, avendo l'alligatore già rinunciato in partenza a qualsiasi reazione, ma è interessante far visita al piccolo museo, vedere la vasca dove convivono tartarughe ed alligatori   ( solitamente le prime cibo per gli altri ) e passeggiare tra le mangrovie su una passerella sospesa.
Dopo le dovute fotografie, riprendiamo la strada per Marco Island e le sue spiagge, senza trovare nulla di particolarmente appassionante, tranne i bei canali lungo i quali sono state costruiti resort e ville da favola con “les pieds dans l'eau”, i cui proprietari hanno parcheggiato sotto casa sia l'auto che il motoscafo.
Nel primo pomeriggio siamo già a Naples dove ci attende un hotel a sorpresa : il più bello di tutto il viaggio.
All'arrivo appare come il solito grande motel, cui ci abitueremo durante tutto il viaggio, con una lobby disattenta, frettolosa e spesso poco cortese, ma appena aperta la porta della camera, ecco una vera suite, con divano, poltrone, due grandi e morbidi letti, bagno con antibagno, frigo, microonde, macchina per il caffè, due televisori da 40 pollici ed accesso ad un verde giardino meraviglioso, in cui sono collocate due belle piscine ed una vasca con idromassaggio.
Una corsa a prendere i teli da bagno ed eccoci a sguazzare in acqua, prima nella jacuzzi con acqua caldissima e poi in piscina per un tuffo rinfrescante prima di uscire a cercare un posto dove rimediare la cena.
Facciamo un giro d'ispezione ed a prima vista decido di scartare il vicino RED LOBSTER, perché esternamente non ha l'aspetto di un ristorante tradizionale e dà la sensazione di essere pretenzioso e caro.
Sconsolati da quello che troviamo nei dintorni, ritorniamo sui nostri passi e ci affacciamo timidamente nel locale, trovandolo ben arredato, con tavoli eleganti e camerieri in divisa.
Dopo una breve attesa all'ingresso, ci sistemano ad un tavolo, dove ci vengono serviti ottimi panini caldi ed un'insalata, in attesa di due fantastici piatti di pesce.
Usciamo pienamente soddisfatti con una spesa di soli 62$ pari a 46 euro.
***** Best Western Naples Inn & Suites – km. 215


10 Maggio
   Per colazione siamo accolti nello spazio antistante la piscina di fronte alla lobby, in un giardino lussureggiante, con fiori, ruscelli e piccole statue di ogni tipo.
Quasi a malincuore, lasciamo l'hotel alla ricerca di un modo per arrivare alle spiagge, distratti da una bellissima città con ville meravigliose poste su strade contornate da verdissimi giardini e scopriamo che qui le case hanno fatto come una barriera lungo tutti gli arenili, cui si accede solo nei punti a ciò deputati e questo si ripete in ogni luogo ove non esistano strutture pubbliche sugli arenili ( passeggiate, parchi, etc. ).
La sabbia bianca che d'ora in poi troveremo per il resto del viaggio è formata esclusivamente da frammenti di conchiglie sminuzzate dall'azione del mare e si fa fatica ad immaginare la quantità di gusci che sono serviti, considerato che ancora se ne trovano in quantità.
Mentre andiamo verso Fort Myers, nostra prossima meta, ci godiamo il mare e le spiagge di Estero, che incontriamo per strada e poi, nel pomeriggio, ci lasciamo incantare, dall'isola di Sanibel, che percorriamo in lungo ed in largo fermandoci per una visita istruttiva al museo malacologico Bailey-Matthews ( visita 18$ ), arrivando sino alla pass di Captiva per un fugace sguardo al vecchio faro ed alle bianchissime spiagge, che qui hanno un sapore più caraibico, anche se il mare è meno bello.
Continuiamo a vagare da una spiaggia all'altra cercando di capire dove si nasconde la più bella, perché le indicazioni mancano assolutamente e non è facile indovinare quale strada laterale conduce al mare.
Preoccupati dal calo vertiginoso del carburante in un serbatoio sempre più vuoto, ritorniamo frettolosamente verso l'unico distributore della zona, rinunciando ad ulteriori fermate e dirigendoci all'hotel per evitare di percorrere strade sconosciute in tarda ora, anche se, grazie ad un navigatore fantasioso, riusciamo ad attraversare tutta Ft.Myers, nel traffico delle ore serali.
Questa volta rimpiangiamo veramente il Best Western di Naples, essendo il La Quinta Inn un anonimo motel, con una brutta piscina rinserrata da una ancor più brutta cancellata ed aree comuni poco accattivanti od inesistenti, anche se la camera è ampia e pulita.
Usciamo e proprio mentre cominciavamo a pensare di dover saltare la cena, entriamo al Courtney's Continental, seminascosto tra una supermaket ed un locale di genere indefinito, dove ci servono, insieme a musica ad alto volume, anche un ottima cena, alla pari del Red Lobster, al prezzo di 56$ pari a 41€.
** La quinta Inn & Suites Ft. Myers – km. 185

11 Maggio
   Ci svegliamo ed in attesa di riprendere la strada verso nuove scoperte, andiamo a fare colazione, ma rimpiangiamo subito le precedenti , servite se non più abbondantemente e con cibo migliore, almeno in luoghi più attraenti che non sotto uno spoglio porticato.
Con direzione Nord, lasciamo Ft. Myers verso Punta Gorda e Charlotte, puntando verso l'isola di Gasparilla che percorriamo sino a Boca Grande e poi di nuovo verso Venice lungo una costa costellata di splendide spiagge bianche fino a Siesta Key, che ci stupisce per le sue misure spropositate ed una sabbia bianca, fine come borotalco.
In una calda e soleggiata domenica, sotto i grandi alberi che fiancheggiano l'enorme parcheggio antistante la spiaggia in cui non siamo stati capaci di trovare posto, centinaia di persone erano intente ad accudire i barbecue ed un'altra moltitudine era schierata, come una barriera di persone ed ombrelloni, sul fronte del mare.
Abbandonata l'idea di poter fare il primo bagno in mare ( in effetti non ne faremo nemmeno uno ), cerchiamo di fare ritorno prima che il traffico causato dalla marea di persone presenti sulle spiagge crei ingorghi e colonne di auto, ancora peggiori di quella che abbiamo trovato per giungere sin qui.
Facciamo cena in un fast-food lungo la strada del ritorno ed acquistiamo provviste per il giorno seguente che, per raggiungere Miami, ci vedrà costretti ad attraversare la Florida da Ovest ad Est.
** La quinta Inn & Suites Ft. Myers – km. 326


12 Maggio
   Prima di effettuare il lungo trasferimento verso Miami, decidiamo di fare visita alla Shell Factory che avevamo notato il giorno precedente sulla Tamiami Trail.
Immersi in un mare di conchiglie provenienti da tutto il mondo, dopo aver passato un ora a meravigliarci di forme e colori, ne acquistiamo alcune che andranno a tenere compagnia a quelle raccolte nei viaggi precedenti.
La strada verso il deludente lago Okeechobee ( invisibile dietro gli alti argini ) , è lunga e noiosa, tutta uguale, attraverso un territorio arido ed incolore, che non offre spunti panoramici, ma che sarà fonte di preoccupazione a causa del progressivo inesorabile svuotamento del serbatoio di carburante, che riempiremo con una provvidenziale deviazione alla ricerca di una stazione carburante, suggeritaci dal navigatore.
Arriviamo nel pomeriggio di buon'ora a Miami e trovare l'albergo non ha presentato particolari difficoltà di percorso, per cui, scaricati i bagagli, facciamo un rapido giro nei pressi e poi subito a riconsegnare l'auto.
Il traffico, alle cinque del pomeriggio, sulle higway è da paura ( sei corsie per senso di marcia con auto affiancate che viaggiano a 100 km. l'ora ), con l'incubo di non vedere a tempo le deviazioni e restare intrappolato nel traffico verso una destinazione indesiderata, ma, con un colpo di fortuna, riusciamo a vedere in tempo l'indicazione per il “return rent car” e restituiamo l'auto nei tempi previsti, senza troppi problemi.
Acchiappiamo al volo un bus che, grazie alle indicazioni del concierge ed all'aiuto di un passeggero, ci deposita a meno di 100 metri dall'hotel, così che dopo una veloce doccia riusciamo a fare due passi sulla passeggiata a mare prima di cena.
L'hotel LA FLORA si trova sulla Collins Av. una strada indietro rispetto alla Ocean Drive, dove si celebrano tutti gli avvenimenti più importanti di Miami Beach e dove, alla sera, si raduna tutto il bel mondo nel classico struscio fino ad ora tarda per trovare un ristorantino tra quelli presenti ad ogni piè sospinto.
Quando la fame bussa ci fermiamo a La baguette Sobe, dove una ragazza italiana ( molto carina ) cattura i clienti e li indirizza ai tavoli curati da altre ragazze in hot pants : bella vista, ma la fregatura è dietro l'angolo.
Il sevizio è lento, il cibo è solo passabile, il conto discretamente salato con una bottiglia d'acqua a 10$ e quando scriveremo una recensione non troppo positiva, riceveremo le rimostranze della proprietà.
Stanchissimi ci ritiriamo in camera, grande con tante finestre e una buona vista intorno, ma luminosissima il mattino dopo.
**** La Flora – km. 352

13 Maggio
   Buona la colazione con ottimo succo d'arancia appena spremuto e brioches fresche.
A zonzo, per quello che ci consentono le nostre gambe, fino a quando non troviamo, grazie al fiuto di Gis, un ufficio che svende due tours di Miami per metà prezzo : 90 dollari in due.
Con 15 minuti di ritardo arriva il bus con autista showman che, in un inglese quasi incomprensibile, ci intrattiene illustrando il percorso di un ora fino al porto di Biscayne Bay, dove una scassatissima nave, travestita da barca dei pirati, ci porterà a spasso nel golfo a caccia di ville di personaggi famosi o meno, ma stracarichi di soldi.
Tutto il tour si è rivelato molto interessante, permettendoci di vedere da vicino le più belle case dei divi USA, la baia di Biscayne, la sky-line di Miami, di attraversare Little Havana, la Downtown ed una buona porzione della Città, concedendoci buoni panorami.
Arriva la sera e con il cielo che minaccia pioggia, ci rifugiamo in un ristorantino con vaghi sentori greci dove, per un momento, ritorniamo nei luoghi delle passate vacanze, riassaporando con gusto il cibo che Creta, Rodi e Karpathos ci avevano offerto.
Dopo gli ultimi passi in Ocean Drive, a dormire in attesa del giorno successivo, che ci porterà a Las Vegas, prima tappa perso i grandi Parchi-
**** La Flora


14 Maggio
   Sveglia, colazione, valigie in deposito e sgambata, prima sulla spiaggia e poi per le strade attigue fino a quando il taxi non ci trasferisce in aeroporto, dove ci imbarchiamo alle 16 per arrivare a Las Vegas verso le 19,30 ( durata del viaggio 5,30 h. )-
L'uscita verso l'autonoleggio è veloce, ma la coda per la locazione dell'auto è molto lunga e le formalità ci impegnano per più di un ora, di modo che ci troveremo per strada con il solito buio e tutte le difficoltà di trovare la strada giusta.
Gli addetti ci invitano a scegliere una delle auto disponibili e dopo qualche istante di esitazione mettiamo gli occhi su una bianca Hyundai, che dopo una ispezione sommaria risulta essere abbastanza graffiata, così da farci chiamare il responsabile per far scrivere un'annotazione  sul foglio di noleggio.
Lasciamo il garage ed imbocchiamo l'uscita per …, ma questa è un altra storia.