martedì 14 ottobre 2014

Il mio sogno americano.


Parte 1^ - La Florida

   Questo viaggio è nato una sera di Gennaio quando, ripensando al bellissimo mare di Zanzibar, siamo andati in astinenza da viaggi ed il pensiero è volato all'unico già rimandato un paio di volte con la scusa del costo : gli U.S.A. ( Florida e Parchi ).
Con la certezza di poter affrontare la spesa, è iniziata la ricerca delle notizie necessarie ad organizzare il viaggio e già dal 29 Gennaio eravamo in possesso di due biglietti della American Airlines per i voli Milano/Miami – Miami/ Las Vegas – Las Vegas/Milano, con partenza il 5 e ritorno il 26 Maggio.
Molti giorni dopo ed altrettante ore passate al PC cercando recensioni di alberghi nei luoghi migliori dove fermarsi, in prossimità di qualche importante attrazione, cercando di ottimizzare il percorso, avevamo scelto tutte le tappe del viaggio.
Altri giorni sono passati a cercare notizie utili per l'assicurazione di viaggio, per il noleggio auto, per i visti di ingresso e per capire come affrontare 20 giorni negli USA, passando di luogo in luogo alla ricerca di quello che avremmo voluto vedere.
Quando il lavoro è stato pronto ci siamo ritrovati con due faldoni da 22 cartelle ciascuno, uno con la copia delle prenotazioni e l'altro zeppo di fogli di informazioni sulle città, sulle spiagge, sui trasporti, sulle strade, sui parchi e le varie attrazioni.
Durante il viaggio non abbiamo quasi più messo mano alle notizie raccolte perché, una volta sul luogo o tutto era diverso, o troppo difficile da fare, o non c'era tempo, o non servivano le informazioni raccolte, o si veniva trascinati dalla corrente e bisognava adeguarsi.
Abbiamo trovato cose difficili da fare come riportare le auto noleggiate al luogo di restituzione, perché il navigatore non sapeva dove cercare o come cercare di farci capire e capire cosa mangiare, perché a tutti i costi dovevamo specificare il tipo di condimento ( salsa ) da usare, o facilissime come trovare l'albergo a Miami prendendo un bus all'aeroporto ed essere scaricati a 50 metri dal La Flora, o come trovare la torre dello Stratosphere ed il relativo parcheggio ( nemmeno a pagamento ).
Durante il viaggio, abbiamo bisticciato parecchio perché la convinzione di stare facendo la cosa giusta ci rende sordi ai consigli dell'altro, ma abbiamo passato anche tantissimi momenti splendidi che hanno sempre cancellato i dissapori ed ora ci legano più di prima.

Il tempo è volato via ed in un attimo è arrivato il momento di preparare le valigie : una grande, una da cabina, un borsone per le scarpe e due zainetti ( pesanti ).

05 Maggio
   Il taxi ci porta in stazione, dove con un regionale arriviamo a Milano Centrale per prendere il Malpensa Express, che arriva in perfetto orario   ( solo 15 minuti di ritardo ).
Troviamo tutti gli ascensori bloccati e così pure le scale mobili, ma nonostante ciò (dopo aver percorso in lungo ed in largo tutto l'aeroporto ) raggiungiamo il desk della A.A. dove consegniamo i bagagli e ci apprestiamo a passare il controllo passaporti.
L'imbarco è in perfetto orario e da qui inizia il nostro sogno americano.
La durata del volo è di circa 11 ore , ma grazie alla differenza di fuso orario arriveremo a Miami alle 16,15 dopo un viaggio tranquillo e piuttosto noioso, senza nulla da fare, vedere ( solo film in inglese ed il primo già visto in Italia ) o sentire, perché non ci hanno dato nemmeno le cuffiette.
Sbarchiamo e seguiamo tutti gli altri verso lo sbarramento dell'immigrazione, dove centinaia di persone in una coda chilometrica attendono il controllo dei documenti.
Un'ora dopo, passato l'esame frontiera, recuperiamo i bagagli e ci ritroviamo in un altra coda, non più corta e nemmeno più veloce della prima, per il controllo bagagli e contrasto all'introduzione di droghe e sostanze proibite, mentre un simpatico cane, al guinzaglio di una poliziotta-armadio, ci fiuta, forse nella speranza di poter adempiere al proprio dovere.
Finalmente riusciamo a passare ed a raggiungere gli uffici della Dollar- Rentcar, presso cui abbiamo prenotato il noleggio di un auto, ma anche qui le code ci perseguitano e solo quasi un'ora dopo, avendo pagato per il carburante, il 2° guidatore, il SUN PASS per i pedaggi elettronici sulle Highway, tasse, etc. per complessivi 183$, riusciamo a salire in macchina, una Hyundai Elantra rossa, abbastanza nuova.
Qualche problema per aprire il bagagliaio, capire il funzionamento delle luci, prendere dimestichezza con il cambio automatico e trovare la via d'uscita dall'immenso garage per immettersi nella circolazione.
Fortunatamente il navigatore, dopo qualche incertezza, inizia a funzionare ed in pochi minuti siamo in mezzo ad un traffico caotico, che incanalato in sei corsie, scorre veloce verso la periferia di Miami.
Riesco a non sbagliare quasi nulla e dopo diverse deviazioni su strade meno importanti, il traffico si fa più rado ed inizia l'avvicinamento a Florida City dove, 35 ml. dopo, avvistiamo, quasi subito, il nostro primo albergo : il TRAVELODGE FLORIDA CITY.
Dopo aver sbrigato le formalità di registrazione ci assegnano una camera abbastanza grande, non nuovissima, con un grande bagno ed un letto morbido ( come tutti quelli che troveremo in viaggio per gli States ).
Dopo aver sgranocchiato qualche rimasuglio delle cene in aereo e fatta una buona doccia, ci concediamo il meritato riposo, perché è stata abbastanza dura arrivare fin qui ( siamo in giro da più di 24 ore ).
*** Travelodge Florida City – Km. 60

06 Maggio
   Ci svegliamo ( si fa per dire ) e andiamo a far colazione.
Troviamo ogni ben di Dio e quando ritroviamo le forze, dopo un rapido giro nei dintorni, carichiamo i bagagli e filiamo verso Key West, da cui distiamo circa 130 ml.
La Hwy n. 1 è noiosa, chiusa tra due siepi di alberi a mo' di barriera e solo sui famosi ponti che conducono alle Keys c'è vista laterale, ma nessun spazio per fermarsi, perché nessuno ha realizzato piazzole di sosta, né in questa autostrada, né in molte altre degli USA.
Le indicazioni stradali sono assenti e non si capisce dove le rare strade laterali vadano a finire, anche se conosciamo il punto in cui siamo dalla cartina e dai cartelli che indicano le miglia mancanti a Key West.
Passiamo a fianco di località famose come Key Largo, Islamorada, Marathon, etc. senza nulla ( o quasi ) vedere e senza nemmeno avere la possibilità di fermarci, salvo entrare tra le case, che non sono il paese, perché manca quel tessuto urbano così familiare per noi.
Lungo la strada, quando possibile, spiamo gli arenili, il colore del mare e le sentinelle della zona tropicale : le palme da cocco.
Se ne vedono poche, le spiagge sono bruttarelle ( completamente selvagge ) ed il mare, colpa di una giornata non particolarmente radiosa, è più grigio che azzurro.
A due terzi di strada, ci fermiamo a mangiare sotto un grande capanno con tetto in paglia, dove ci viene servito, dopo molti tentativi di intesa con la cameriera, un grande panino con pollo ( per me ) e pesce impanato ( per Gis ), ne buono, ne cattivo, che viene immediatamente mangiato per la gran fame.
L'avvicinamento a Key West è facile e quasi per caso ( grazie al navigatore ) ci troviamo davanti alla ANGELINA GUESTHOUSE, una graziosa casa d'epoca tutta in legno, la cui padrona ci accoglie sorridente, mentre si impadronisce della nostra carta di credito.
Con l'inglese Gis se la cava alla grande, mentre io ne capisco proprio poche parole.
La camera è piccola, carina nei particolari d'epoca, con un grande bagno, con un apparecchio condizionatore rumoroso come il motore di una Harley, con un piccolo portico con tavolo e poltrone ed una piccola piscina nel bel giardino tropicale, con tante piante di palma ed orchidee.
Sistemiamo l'auto in una strada laterale dove razzolano galli e galline e dopo aver ripreso fiato, ci buttiamo, a piedi, per le strade.
In poco tempo riusciamo a localizzare molte delle cose interessanti che visiteremo domani.
Un panino buonissimo consumato in un simpatico bar dove credono di saper fare il caffè, anche se usano Segafredo e poi a curiosare per tutta K.W.
Si decide di andare al Sunset Pier a vedere il tramonto, famoso per i colori infuocati, ma succede che mentre Gis si ferma a ripetizione in ogni negozio o galleria, io vado avanti ed un poco per rabbia, un poco per paura di non arrivare in tempo, un poco a causa della marea di gente, mi trovo da solo a fotografare lo spettacolo del sole che cade in mare.
Piuttosto indeciso sul da farsi, aspetto fino a quando Lei non mi scorge tra la folla e continuiamo la passeggiata sul lungomare , popolato da giocolieri, artisti, venditori di ogni genere, fino al lontano porto, dove riusciamo a perderci.
Ormai stanchissimo, mugugnando , lascio che Gis ritrovi la strada e dopo una buona doccia, a letto.




**** Angelina Guesthouse – Km. 215

07 Maggio
   Sveglia verso le otto e comoda colazione in veranda, anche se non particolarmente ricca.
Ci avviamo lungo la Duval st. per andare ad acquistare francobolli per spedire le cartoline e ci avventuriamo verso la Little Withe House dell'ex presidente Truman e di altri successivi, facendo fatica ad orizzontarci, chiedendo a più persone e arrivando stanchi in meta : bellissima villa d'epoca con un altrettanto ben curato giardino, ma dopo un giro attorno, rinunciamo a pagare l'ingresso e ci allontaniamo.
Facciamo un tentativo per arrivare fino a Fort Zhacary, ma rinunciamo per la troppa strada e per lo scarso interesse.
Ritorniamo in centro e ci dirigiamo al Faro che, contrariamente a quasi tutti gli altri, non è stato costruito in riva al mare in un punto elevato, ma lontano più di 500 metri dalla costa, per proteggerlo dai tifoni.
Dopo una breve visita al giardino ed al piccolo museo, saliamo tutti i 90 gradini per arrivare fino alla cella della lampada, da cui si gode un bel panorama sulla città. ( ingresso 10$ )
A pochi passi di distanza c'è la casa in cui ha vissuto Hemingway negli anni in cui ha trovato qui ispirazione per i suoi romanzi, prima di trasferirsi a Cuba : una villa di tipo coloniale a due piani, tutta in legno, con un grande giardino, dependance per gli ospiti, piscina, cimitero dei gatti e mobili/arredi ancora perfettamente conservati nello stato in cui sono stati lasciati dall'ultima proprietaria.
L'ingresso in questo piccolo museo costa 13$ a testa.
Lasciata questa interessante attrazione ci dirigiamo dove è stato eretto un enorme e tozzo cippo dipinto di rosso, giallo e nero che individua il punto più a Sud degli Stati Uniti e la minor distanza da Cuba.
Dopo una rapida occhiata alle bellissime case del quartiere , andiamo verso la “Casa delle Farfalle”.
Entriamo in un ambiente che custodisce un bel giardino tropicale con laghetto, molti fiori, due fenicotteri rosa, uccellini liberi, alcuni liberi di volare, altri in gabbia, qualcuno appiedato e tantissime bellissime farfalle colorate che svolazzano intorno riempiendo l'aria dei loro incerti voli.
Scatta la caccia all'immagine più bella, alla farfalla più colorata ed anche se non è facile cogliere l'attimo migliore, usciamo felici di aver avuto la possibilità di questo delicato contatto.
Costo dell'ingresso 13$ a testa.
Sulla via del ritorno decidiamo che, per cena, ritorneremo nello strano edificio a due piani con loggiato, che ospita il “Pinchers crab snack”, dove sono esposti, a guisa di trofeo di pesca, enormi pesci di plastica appesi alle pareti del ristorante al secondo piano.
Ottima cena di pesce, con giro di birra gratis e spesa modesta.
Ultimi passi per La Duval st. e la Truman st. , curiosando nei negozi fino all'ora di andare a dormire.

08 Maggio
   Questa notte ha prima fatto caldo e poi freddo per la difficoltà di regolare l'intensità dell'aria condizionata, ma la colazione in veranda ci rimette in pista ed, a malincuore, lasciamo Key West per ritornare a Florida City, base per le Everglades.
Riprendiamo la Hwy n. 1 in senso inverso, decisi a scoprire qualcosa di più di questa lunga catena di isole, ma la fortuna non è dalla nostra, perché dopo aver pagato 6$ per l'ingresso al piccolo parco di Long Key, ne usciamo assolutamente delusi : mare di colore incerto, spiagge inesistenti, percorso pedonale insignificante e foresta di mangrovie a far da contorno ad un fiumiciattolo con acqua dal colore del caffè-latte.
Più avanti riusciamo a fermarci in alcune delle rare aree di sosta, ma senza trovare ne mare, ne spiagge, ne panorami degni i essere ricordati o descritti.
Anche la sosta ad una delle tanto decantate spiagge poste dopo Islamorada, è una delusione : il poco arenile libero è a ridosso delle mangrovie, il mare sembra sporco per recenti sommovimenti di burrasca, la spiaggia ( assolutamente nature ) non brilla per la pulizia e la lunga passerella con piccoli spazi di sosta coperti, costruita tra le mangrovie, non porta in luoghi particolarmente affascinanti.
Proseguiamo, come da programma, per fermarci al J. Pennekamp Coral Reef State Park, per concludere questa parte del viaggio con un'escursione sulla barriera corallina, ma giunti all'ingresso, il ranger ci avverte che le uscite in barca non si effettuano a causa del forte vento.
Riprendiamo la strada e di buon ora arriviamo in albergo.
In attesa della camera ci concediamo un piccolo spuntino da Denny's a fianco dell'hotel, per poi andare ad acquistare frutta da mangiare in viaggio il giorno successivo, mettendo a dura prova il navigatore, che ha avuto qualche indecisione insieme con l'autista.
Al ritorno, un gradevole bagno in piscina ci ha aiutato a spazzar via la stanchezza.
*** Travelodge Florida City – Km. 222

09 Maggio
   Dopo una buona dormita, la sveglia ci manda a far colazione ed a riprendere la marcia per arrivare fino a Marco Island, attraversando le Everglades, e dirigere poi su Naples, dove abbiamo prenotato al Best Western Naples Inn e Suites.
La strada scorre monotona costeggiando un ampio canale che scorre in una immensa pianura, qua e la interrotta da macchie di mangrovie, quando al terreno si sostituisce la palude.
Troviamo tracce di attività umana solo sui cartelli che ci invitano a fare una gita sulle air-boat o a visitare allevamenti di alligatori, fino a quando non ci lasciamo incuriosire e decidiamo di fermarci davanti ad una enorme statua di indiano alle prese con un alligatore e da una enorme insegna al titolo di MICCOSUKEE INDIAN VILLAGE.
Mentre parcheggio l'auto sull'immenso piazzale antistante l'ingresso, ho l'impressione che si tratti di un semplice store per la vendita di souvenir, ma quando leggiamo che all'interno c'è un piccolo museo, che ci sono vasche per l'allevamento degli animali e che ogni due ore si ripete lo spettacolo di sottomissione di un alligatore da parte di un nativo indiano, ci convinciamo ad entrare.
Pagati 10$ a testa, varchiamo l'accesso alla parte interna e ci troviamo in un'ampia area alberata dove sono stati ricreati gli ambienti in cui vivevano gli indiani di questa parte di Florida.
La “lotta” tra l'uomo e l'alligatore non ha storia, avendo l'alligatore già rinunciato in partenza a qualsiasi reazione, ma è interessante far visita al piccolo museo, vedere la vasca dove convivono tartarughe ed alligatori   ( solitamente le prime cibo per gli altri ) e passeggiare tra le mangrovie su una passerella sospesa.
Dopo le dovute fotografie, riprendiamo la strada per Marco Island e le sue spiagge, senza trovare nulla di particolarmente appassionante, tranne i bei canali lungo i quali sono state costruiti resort e ville da favola con “les pieds dans l'eau”, i cui proprietari hanno parcheggiato sotto casa sia l'auto che il motoscafo.
Nel primo pomeriggio siamo già a Naples dove ci attende un hotel a sorpresa : il più bello di tutto il viaggio.
All'arrivo appare come il solito grande motel, cui ci abitueremo durante tutto il viaggio, con una lobby disattenta, frettolosa e spesso poco cortese, ma appena aperta la porta della camera, ecco una vera suite, con divano, poltrone, due grandi e morbidi letti, bagno con antibagno, frigo, microonde, macchina per il caffè, due televisori da 40 pollici ed accesso ad un verde giardino meraviglioso, in cui sono collocate due belle piscine ed una vasca con idromassaggio.
Una corsa a prendere i teli da bagno ed eccoci a sguazzare in acqua, prima nella jacuzzi con acqua caldissima e poi in piscina per un tuffo rinfrescante prima di uscire a cercare un posto dove rimediare la cena.
Facciamo un giro d'ispezione ed a prima vista decido di scartare il vicino RED LOBSTER, perché esternamente non ha l'aspetto di un ristorante tradizionale e dà la sensazione di essere pretenzioso e caro.
Sconsolati da quello che troviamo nei dintorni, ritorniamo sui nostri passi e ci affacciamo timidamente nel locale, trovandolo ben arredato, con tavoli eleganti e camerieri in divisa.
Dopo una breve attesa all'ingresso, ci sistemano ad un tavolo, dove ci vengono serviti ottimi panini caldi ed un'insalata, in attesa di due fantastici piatti di pesce.
Usciamo pienamente soddisfatti con una spesa di soli 62$ pari a 46 euro.
***** Best Western Naples Inn & Suites – km. 215


10 Maggio
   Per colazione siamo accolti nello spazio antistante la piscina di fronte alla lobby, in un giardino lussureggiante, con fiori, ruscelli e piccole statue di ogni tipo.
Quasi a malincuore, lasciamo l'hotel alla ricerca di un modo per arrivare alle spiagge, distratti da una bellissima città con ville meravigliose poste su strade contornate da verdissimi giardini e scopriamo che qui le case hanno fatto come una barriera lungo tutti gli arenili, cui si accede solo nei punti a ciò deputati e questo si ripete in ogni luogo ove non esistano strutture pubbliche sugli arenili ( passeggiate, parchi, etc. ).
La sabbia bianca che d'ora in poi troveremo per il resto del viaggio è formata esclusivamente da frammenti di conchiglie sminuzzate dall'azione del mare e si fa fatica ad immaginare la quantità di gusci che sono serviti, considerato che ancora se ne trovano in quantità.
Mentre andiamo verso Fort Myers, nostra prossima meta, ci godiamo il mare e le spiagge di Estero, che incontriamo per strada e poi, nel pomeriggio, ci lasciamo incantare, dall'isola di Sanibel, che percorriamo in lungo ed in largo fermandoci per una visita istruttiva al museo malacologico Bailey-Matthews ( visita 18$ ), arrivando sino alla pass di Captiva per un fugace sguardo al vecchio faro ed alle bianchissime spiagge, che qui hanno un sapore più caraibico, anche se il mare è meno bello.
Continuiamo a vagare da una spiaggia all'altra cercando di capire dove si nasconde la più bella, perché le indicazioni mancano assolutamente e non è facile indovinare quale strada laterale conduce al mare.
Preoccupati dal calo vertiginoso del carburante in un serbatoio sempre più vuoto, ritorniamo frettolosamente verso l'unico distributore della zona, rinunciando ad ulteriori fermate e dirigendoci all'hotel per evitare di percorrere strade sconosciute in tarda ora, anche se, grazie ad un navigatore fantasioso, riusciamo ad attraversare tutta Ft.Myers, nel traffico delle ore serali.
Questa volta rimpiangiamo veramente il Best Western di Naples, essendo il La Quinta Inn un anonimo motel, con una brutta piscina rinserrata da una ancor più brutta cancellata ed aree comuni poco accattivanti od inesistenti, anche se la camera è ampia e pulita.
Usciamo e proprio mentre cominciavamo a pensare di dover saltare la cena, entriamo al Courtney's Continental, seminascosto tra una supermaket ed un locale di genere indefinito, dove ci servono, insieme a musica ad alto volume, anche un ottima cena, alla pari del Red Lobster, al prezzo di 56$ pari a 41€.
** La quinta Inn & Suites Ft. Myers – km. 185

11 Maggio
   Ci svegliamo ed in attesa di riprendere la strada verso nuove scoperte, andiamo a fare colazione, ma rimpiangiamo subito le precedenti , servite se non più abbondantemente e con cibo migliore, almeno in luoghi più attraenti che non sotto uno spoglio porticato.
Con direzione Nord, lasciamo Ft. Myers verso Punta Gorda e Charlotte, puntando verso l'isola di Gasparilla che percorriamo sino a Boca Grande e poi di nuovo verso Venice lungo una costa costellata di splendide spiagge bianche fino a Siesta Key, che ci stupisce per le sue misure spropositate ed una sabbia bianca, fine come borotalco.
In una calda e soleggiata domenica, sotto i grandi alberi che fiancheggiano l'enorme parcheggio antistante la spiaggia in cui non siamo stati capaci di trovare posto, centinaia di persone erano intente ad accudire i barbecue ed un'altra moltitudine era schierata, come una barriera di persone ed ombrelloni, sul fronte del mare.
Abbandonata l'idea di poter fare il primo bagno in mare ( in effetti non ne faremo nemmeno uno ), cerchiamo di fare ritorno prima che il traffico causato dalla marea di persone presenti sulle spiagge crei ingorghi e colonne di auto, ancora peggiori di quella che abbiamo trovato per giungere sin qui.
Facciamo cena in un fast-food lungo la strada del ritorno ed acquistiamo provviste per il giorno seguente che, per raggiungere Miami, ci vedrà costretti ad attraversare la Florida da Ovest ad Est.
** La quinta Inn & Suites Ft. Myers – km. 326


12 Maggio
   Prima di effettuare il lungo trasferimento verso Miami, decidiamo di fare visita alla Shell Factory che avevamo notato il giorno precedente sulla Tamiami Trail.
Immersi in un mare di conchiglie provenienti da tutto il mondo, dopo aver passato un ora a meravigliarci di forme e colori, ne acquistiamo alcune che andranno a tenere compagnia a quelle raccolte nei viaggi precedenti.
La strada verso il deludente lago Okeechobee ( invisibile dietro gli alti argini ) , è lunga e noiosa, tutta uguale, attraverso un territorio arido ed incolore, che non offre spunti panoramici, ma che sarà fonte di preoccupazione a causa del progressivo inesorabile svuotamento del serbatoio di carburante, che riempiremo con una provvidenziale deviazione alla ricerca di una stazione carburante, suggeritaci dal navigatore.
Arriviamo nel pomeriggio di buon'ora a Miami e trovare l'albergo non ha presentato particolari difficoltà di percorso, per cui, scaricati i bagagli, facciamo un rapido giro nei pressi e poi subito a riconsegnare l'auto.
Il traffico, alle cinque del pomeriggio, sulle higway è da paura ( sei corsie per senso di marcia con auto affiancate che viaggiano a 100 km. l'ora ), con l'incubo di non vedere a tempo le deviazioni e restare intrappolato nel traffico verso una destinazione indesiderata, ma, con un colpo di fortuna, riusciamo a vedere in tempo l'indicazione per il “return rent car” e restituiamo l'auto nei tempi previsti, senza troppi problemi.
Acchiappiamo al volo un bus che, grazie alle indicazioni del concierge ed all'aiuto di un passeggero, ci deposita a meno di 100 metri dall'hotel, così che dopo una veloce doccia riusciamo a fare due passi sulla passeggiata a mare prima di cena.
L'hotel LA FLORA si trova sulla Collins Av. una strada indietro rispetto alla Ocean Drive, dove si celebrano tutti gli avvenimenti più importanti di Miami Beach e dove, alla sera, si raduna tutto il bel mondo nel classico struscio fino ad ora tarda per trovare un ristorantino tra quelli presenti ad ogni piè sospinto.
Quando la fame bussa ci fermiamo a La baguette Sobe, dove una ragazza italiana ( molto carina ) cattura i clienti e li indirizza ai tavoli curati da altre ragazze in hot pants : bella vista, ma la fregatura è dietro l'angolo.
Il sevizio è lento, il cibo è solo passabile, il conto discretamente salato con una bottiglia d'acqua a 10$ e quando scriveremo una recensione non troppo positiva, riceveremo le rimostranze della proprietà.
Stanchissimi ci ritiriamo in camera, grande con tante finestre e una buona vista intorno, ma luminosissima il mattino dopo.
**** La Flora – km. 352

13 Maggio
   Buona la colazione con ottimo succo d'arancia appena spremuto e brioches fresche.
A zonzo, per quello che ci consentono le nostre gambe, fino a quando non troviamo, grazie al fiuto di Gis, un ufficio che svende due tours di Miami per metà prezzo : 90 dollari in due.
Con 15 minuti di ritardo arriva il bus con autista showman che, in un inglese quasi incomprensibile, ci intrattiene illustrando il percorso di un ora fino al porto di Biscayne Bay, dove una scassatissima nave, travestita da barca dei pirati, ci porterà a spasso nel golfo a caccia di ville di personaggi famosi o meno, ma stracarichi di soldi.
Tutto il tour si è rivelato molto interessante, permettendoci di vedere da vicino le più belle case dei divi USA, la baia di Biscayne, la sky-line di Miami, di attraversare Little Havana, la Downtown ed una buona porzione della Città, concedendoci buoni panorami.
Arriva la sera e con il cielo che minaccia pioggia, ci rifugiamo in un ristorantino con vaghi sentori greci dove, per un momento, ritorniamo nei luoghi delle passate vacanze, riassaporando con gusto il cibo che Creta, Rodi e Karpathos ci avevano offerto.
Dopo gli ultimi passi in Ocean Drive, a dormire in attesa del giorno successivo, che ci porterà a Las Vegas, prima tappa perso i grandi Parchi-
**** La Flora


14 Maggio
   Sveglia, colazione, valigie in deposito e sgambata, prima sulla spiaggia e poi per le strade attigue fino a quando il taxi non ci trasferisce in aeroporto, dove ci imbarchiamo alle 16 per arrivare a Las Vegas verso le 19,30 ( durata del viaggio 5,30 h. )-
L'uscita verso l'autonoleggio è veloce, ma la coda per la locazione dell'auto è molto lunga e le formalità ci impegnano per più di un ora, di modo che ci troveremo per strada con il solito buio e tutte le difficoltà di trovare la strada giusta.
Gli addetti ci invitano a scegliere una delle auto disponibili e dopo qualche istante di esitazione mettiamo gli occhi su una bianca Hyundai, che dopo una ispezione sommaria risulta essere abbastanza graffiata, così da farci chiamare il responsabile per far scrivere un'annotazione  sul foglio di noleggio.
Lasciamo il garage ed imbocchiamo l'uscita per …, ma questa è un altra storia.





































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