Parte
1^ - La Florida
Questo
viaggio è nato una sera di Gennaio quando, ripensando al bellissimo
mare di Zanzibar, siamo andati in astinenza da viaggi ed il pensiero
è volato all'unico già rimandato un paio di volte con la scusa del
costo : gli U.S.A. ( Florida e Parchi ).
Con
la certezza di poter affrontare la spesa, è iniziata la ricerca
delle notizie necessarie ad organizzare il viaggio e già dal 29
Gennaio eravamo in possesso di due biglietti della American
Airlines per i voli Milano/Miami – Miami/ Las Vegas – Las
Vegas/Milano, con partenza il 5 e ritorno il 26 Maggio.
Molti
giorni dopo ed altrettante ore passate al PC cercando recensioni di alberghi nei luoghi migliori dove fermarsi, in prossimità di
qualche importante attrazione, cercando di ottimizzare il percorso,
avevamo scelto tutte le tappe del viaggio.
Altri
giorni sono passati a cercare notizie utili per l'assicurazione di
viaggio, per il noleggio auto, per i visti di ingresso e per capire
come affrontare 20 giorni negli USA, passando di luogo in luogo alla
ricerca di quello che avremmo voluto vedere.
Quando
il lavoro è stato pronto ci siamo ritrovati con due faldoni da 22
cartelle ciascuno, uno con la copia delle prenotazioni e l'altro
zeppo di fogli di informazioni sulle città, sulle
spiagge, sui trasporti, sulle strade, sui parchi e le varie
attrazioni.
Durante
il viaggio non abbiamo quasi più messo mano alle notizie raccolte perché, una volta sul luogo o tutto era diverso, o troppo difficile
da fare, o non c'era tempo, o non servivano le informazioni raccolte,
o si veniva trascinati dalla corrente e bisognava adeguarsi.
Abbiamo
trovato cose difficili da fare come riportare le auto noleggiate al
luogo di restituzione, perché il navigatore non sapeva dove cercare o
come cercare di farci capire e capire cosa mangiare, perché a tutti
i costi dovevamo specificare il tipo di condimento ( salsa ) da
usare, o facilissime come trovare l'albergo a Miami prendendo un bus
all'aeroporto ed essere scaricati a 50 metri dal La Flora, o come
trovare la torre dello Stratosphere ed il relativo parcheggio (
nemmeno a pagamento ).
Durante
il viaggio, abbiamo bisticciato parecchio perché la convinzione di
stare facendo la cosa giusta ci rende sordi ai consigli dell'altro,
ma abbiamo passato anche tantissimi momenti splendidi che hanno
sempre cancellato i dissapori ed ora ci legano più di prima.
Il
tempo è volato via ed in un attimo è arrivato il momento di preparare
le valigie : una grande, una da cabina, un borsone per le scarpe e
due zainetti ( pesanti ).
05
Maggio
Il
taxi ci porta in stazione, dove con un regionale arriviamo a Milano
Centrale per prendere il Malpensa Express, che arriva in perfetto
orario ( solo 15 minuti di ritardo ).
Troviamo
tutti gli ascensori bloccati e così pure le scale mobili, ma
nonostante ciò (dopo aver percorso in lungo ed in largo tutto
l'aeroporto ) raggiungiamo il desk della A.A. dove consegniamo i
bagagli e ci apprestiamo a passare il controllo passaporti.
L'imbarco
è in perfetto orario e da qui inizia il nostro sogno americano.
La
durata del volo è di circa 11 ore , ma grazie alla differenza di
fuso orario arriveremo a Miami alle 16,15 dopo un viaggio tranquillo
e piuttosto noioso, senza nulla da fare, vedere ( solo film in
inglese ed il primo già visto in Italia ) o sentire, perché non ci
hanno dato nemmeno le cuffiette.
Sbarchiamo
e seguiamo tutti gli altri verso lo sbarramento dell'immigrazione, dove
centinaia di persone in una coda chilometrica attendono il controllo
dei documenti.
Un'ora dopo, passato l'esame frontiera, recuperiamo i bagagli e ci
ritroviamo in un altra coda, non più corta e nemmeno più veloce della prima,
per il controllo bagagli e contrasto all'introduzione di droghe e
sostanze proibite, mentre un simpatico cane, al guinzaglio di una poliziotta-armadio, ci fiuta, forse nella speranza di poter adempiere al proprio dovere.
Finalmente
riusciamo a passare ed a raggiungere gli uffici della Dollar- Rentcar,
presso cui abbiamo prenotato il noleggio di un auto, ma anche qui le
code ci perseguitano e solo quasi un'ora dopo, avendo pagato per il
carburante, il 2° guidatore, il SUN PASS per i pedaggi elettronici
sulle Highway, tasse, etc. per complessivi 183$, riusciamo a salire
in macchina, una Hyundai Elantra rossa, abbastanza nuova.
Qualche
problema per aprire il bagagliaio, capire il funzionamento delle
luci, prendere dimestichezza con il cambio automatico e trovare la
via d'uscita dall'immenso garage per immettersi nella circolazione.
Fortunatamente il navigatore, dopo qualche incertezza, inizia a
funzionare ed in pochi minuti siamo in mezzo ad un traffico caotico, che
incanalato in sei corsie, scorre veloce verso la periferia di Miami.
Riesco
a non sbagliare quasi nulla e dopo diverse deviazioni su strade meno
importanti, il traffico si fa più rado ed inizia l'avvicinamento a
Florida City dove, 35 ml. dopo, avvistiamo, quasi subito, il nostro
primo albergo : il TRAVELODGE FLORIDA CITY.
Dopo
aver sbrigato le formalità di registrazione ci assegnano una camera
abbastanza grande, non nuovissima, con un grande bagno ed un letto
morbido ( come tutti quelli che troveremo in viaggio per gli States ).
Dopo
aver sgranocchiato qualche rimasuglio delle cene in aereo e fatta una
buona doccia, ci concediamo il meritato riposo, perché è stata
abbastanza dura arrivare fin qui ( siamo in giro da più di 24 ore ).
***
Travelodge Florida City – Km. 60
06
Maggio
Ci
svegliamo ( si fa per dire ) e andiamo a far colazione.
Troviamo
ogni ben di Dio e quando
ritroviamo le forze, dopo un rapido giro nei dintorni, carichiamo i
bagagli e filiamo verso Key West, da cui distiamo circa 130 ml.
La
Hwy n. 1 è noiosa, chiusa tra due siepi di alberi a mo' di barriera
e solo sui famosi ponti che conducono alle Keys c'è vista laterale,
ma nessun spazio per fermarsi, perché nessuno ha realizzato piazzole di sosta, né in questa autostrada, né in molte altre degli USA.
Le
indicazioni stradali sono assenti e non si capisce dove le rare
strade laterali vadano a finire, anche se conosciamo il punto in cui
siamo dalla cartina e dai cartelli che indicano le miglia mancanti a
Key West.
Passiamo
a fianco di località famose come Key Largo, Islamorada, Marathon,
etc. senza nulla ( o quasi ) vedere e senza nemmeno avere la
possibilità di fermarci, salvo entrare tra le case, che non sono il
paese, perché manca quel tessuto urbano così familiare per noi.
Lungo
la strada, quando possibile, spiamo gli arenili, il colore del mare e
le sentinelle della zona tropicale : le palme da cocco.
Se
ne vedono poche, le spiagge sono bruttarelle ( completamente selvagge
) ed il mare, colpa di una giornata non particolarmente radiosa, è
più grigio che azzurro.
A
due terzi di strada, ci fermiamo a mangiare sotto un grande capanno
con tetto in paglia, dove ci viene servito, dopo molti tentativi di
intesa con la cameriera, un grande panino con pollo ( per me ) e
pesce impanato ( per Gis ), ne buono, ne cattivo, che viene immediatamente mangiato per la gran fame.
L'avvicinamento
a Key West è facile e quasi per caso ( grazie al navigatore ) ci
troviamo davanti alla ANGELINA GUESTHOUSE, una graziosa casa d'epoca
tutta in legno, la cui padrona ci accoglie sorridente, mentre si
impadronisce della nostra carta di credito.
Con
l'inglese Gis se la cava alla grande, mentre io ne capisco proprio
poche parole.
La
camera è piccola, carina nei particolari d'epoca, con un grande
bagno, con un apparecchio condizionatore rumoroso come il motore di
una Harley, con un piccolo portico con tavolo e poltrone ed una
piccola piscina nel bel giardino tropicale, con tante piante di palma
ed orchidee.
Sistemiamo
l'auto in una strada laterale dove razzolano galli e galline e dopo
aver ripreso fiato, ci buttiamo, a piedi, per le strade.
In poco tempo riusciamo a localizzare molte delle cose interessanti che visiteremo domani.
In poco tempo riusciamo a localizzare molte delle cose interessanti che visiteremo domani.
Un
panino buonissimo consumato in un simpatico bar dove credono di saper
fare il caffè, anche se usano Segafredo e poi a curiosare per tutta
K.W.
Si
decide di andare al Sunset Pier a vedere il tramonto, famoso per i
colori infuocati, ma succede che mentre Gis si ferma a ripetizione in
ogni negozio o galleria, io vado avanti ed un poco per rabbia, un
poco per paura di non arrivare in tempo, un poco a causa della marea di
gente, mi trovo da solo a fotografare lo spettacolo del sole che cade
in mare.
Piuttosto
indeciso sul da farsi, aspetto fino a quando Lei non mi scorge tra la
folla e continuiamo la passeggiata sul lungomare , popolato da
giocolieri, artisti, venditori di ogni genere, fino al lontano porto,
dove riusciamo a perderci.
Ormai
stanchissimo, mugugnando , lascio che Gis ritrovi la strada e dopo
una buona doccia, a letto.
****
Angelina Guesthouse – Km. 215
07
Maggio
Sveglia
verso le otto e comoda colazione in veranda, anche se non
particolarmente ricca.
Ci
avviamo lungo la Duval st. per andare ad acquistare francobolli per
spedire le cartoline e ci avventuriamo verso la Little Withe House
dell'ex presidente Truman e di altri successivi, facendo fatica ad
orizzontarci, chiedendo a più persone e arrivando stanchi in meta :
bellissima villa d'epoca con un altrettanto ben curato giardino, ma
dopo un giro attorno, rinunciamo a pagare l'ingresso e ci
allontaniamo.
Facciamo
un tentativo per arrivare fino a Fort Zhacary, ma rinunciamo per la
troppa strada e per lo scarso interesse.
Ritorniamo
in centro e ci dirigiamo al Faro che, contrariamente a quasi tutti
gli altri, non è stato costruito in riva al mare in un punto
elevato, ma lontano più di 500 metri dalla costa, per proteggerlo
dai tifoni.
Dopo
una breve visita al giardino ed al piccolo museo, saliamo tutti i 90
gradini per arrivare fino alla cella della lampada, da cui si gode un
bel panorama sulla città. ( ingresso 10$ )
A
pochi passi di distanza c'è la casa in cui ha vissuto Hemingway
negli anni in cui ha trovato qui ispirazione per i suoi romanzi,
prima di trasferirsi a Cuba : una villa di tipo coloniale a due
piani, tutta in legno, con un grande giardino, dependance per gli
ospiti, piscina, cimitero dei gatti e mobili/arredi ancora
perfettamente conservati nello stato in cui sono stati lasciati
dall'ultima proprietaria.
L'ingresso
in questo piccolo museo costa 13$ a testa.
Lasciata
questa interessante attrazione ci dirigiamo dove è stato eretto un
enorme e tozzo cippo dipinto di rosso, giallo e nero che individua il
punto più a Sud degli Stati Uniti e la minor distanza da Cuba.
Dopo
una rapida occhiata alle bellissime case del quartiere , andiamo
verso la “Casa delle Farfalle”.
Entriamo
in un ambiente che custodisce un bel giardino tropicale con laghetto,
molti fiori, due fenicotteri rosa, uccellini liberi, alcuni liberi di
volare, altri in gabbia, qualcuno appiedato e tantissime bellissime
farfalle colorate che svolazzano intorno riempiendo l'aria dei loro
incerti voli.
Scatta
la caccia all'immagine più bella, alla farfalla più colorata ed
anche se non è facile cogliere l'attimo migliore, usciamo felici di
aver avuto la possibilità di questo delicato contatto.
Costo
dell'ingresso 13$ a testa.
Sulla
via del ritorno decidiamo che, per cena, ritorneremo nello strano
edificio a due piani con loggiato, che ospita il “Pinchers
crab snack”, dove sono
esposti, a guisa di trofeo di pesca, enormi pesci di plastica appesi
alle pareti del ristorante al secondo piano.
Ottima
cena di pesce, con giro di birra gratis e spesa modesta.
Ultimi
passi per La Duval st. e la Truman st. , curiosando nei negozi fino
all'ora di andare a dormire.
08
Maggio
Questa
notte ha prima fatto caldo e poi freddo per la difficoltà di
regolare l'intensità dell'aria condizionata, ma la colazione in
veranda ci rimette in pista ed, a malincuore, lasciamo Key West per
ritornare a Florida City, base per le Everglades.
Riprendiamo
la Hwy n. 1 in senso inverso, decisi a scoprire qualcosa di più di
questa lunga catena di isole, ma la fortuna non è dalla nostra, perché dopo aver pagato 6$ per l'ingresso al piccolo parco di Long
Key, ne usciamo assolutamente delusi : mare di colore incerto,
spiagge inesistenti, percorso pedonale insignificante e foresta di
mangrovie a far da contorno ad un fiumiciattolo con acqua dal colore
del caffè-latte.
Più
avanti riusciamo a fermarci in alcune delle rare aree di sosta, ma
senza trovare ne mare, ne spiagge, ne panorami degni i essere
ricordati o descritti.
Anche
la sosta ad una delle tanto decantate spiagge poste dopo Islamorada,
è una delusione : il poco arenile libero è a ridosso delle
mangrovie, il mare sembra sporco per recenti sommovimenti di burrasca, la
spiaggia ( assolutamente nature ) non brilla per la pulizia e la
lunga passerella con piccoli spazi di sosta coperti, costruita tra le
mangrovie, non porta in luoghi particolarmente affascinanti.
Proseguiamo,
come da programma, per fermarci al J. Pennekamp Coral Reef State
Park, per concludere questa parte del viaggio con un'escursione sulla
barriera corallina, ma giunti all'ingresso, il ranger ci avverte che
le uscite in barca non si effettuano a causa del forte vento.
Riprendiamo
la strada e di buon ora arriviamo in albergo.
In
attesa della camera ci concediamo un piccolo spuntino da Denny's a
fianco dell'hotel, per poi andare ad acquistare frutta da mangiare in
viaggio il giorno successivo, mettendo a dura prova il navigatore,
che ha avuto qualche indecisione insieme con l'autista.
Al
ritorno, un gradevole bagno in piscina ci ha aiutato a spazzar via la
stanchezza.
***
Travelodge Florida City – Km. 222
09
Maggio
Dopo
una buona dormita, la sveglia ci manda a far colazione ed a
riprendere la marcia per arrivare fino a Marco Island, attraversando
le Everglades, e dirigere poi su Naples, dove abbiamo prenotato al
Best Western Naples Inn e Suites.
La
strada scorre monotona costeggiando un ampio canale che scorre in una
immensa pianura, qua e la interrotta da macchie di mangrovie, quando
al terreno si sostituisce la palude.
Troviamo
tracce di attività umana solo sui cartelli che ci invitano a fare
una gita sulle air-boat o a visitare allevamenti di alligatori, fino
a quando non ci lasciamo incuriosire e decidiamo di fermarci davanti
ad una enorme statua di indiano alle prese con un alligatore e da una
enorme insegna al titolo di MICCOSUKEE INDIAN VILLAGE.
Mentre
parcheggio l'auto sull'immenso piazzale antistante l'ingresso, ho
l'impressione che si tratti di un semplice store per la vendita di
souvenir, ma quando leggiamo che all'interno c'è un piccolo museo,
che ci sono vasche per l'allevamento degli animali e che ogni due ore
si ripete lo spettacolo di sottomissione di un alligatore da parte di
un nativo indiano, ci convinciamo ad entrare.
Pagati
10$ a testa, varchiamo l'accesso alla parte interna e ci troviamo in
un'ampia area alberata dove sono stati ricreati gli ambienti in cui
vivevano gli indiani di questa parte di Florida.
La
“lotta” tra l'uomo e l'alligatore non ha storia, avendo
l'alligatore già rinunciato in partenza a qualsiasi reazione, ma è
interessante far visita al piccolo museo, vedere la vasca dove
convivono tartarughe ed alligatori ( solitamente le prime cibo per
gli altri ) e passeggiare tra le mangrovie su una passerella sospesa.
Dopo
le dovute fotografie, riprendiamo la strada per Marco Island e le sue
spiagge, senza trovare nulla di particolarmente appassionante, tranne
i bei canali lungo i quali sono state costruiti resort e ville da
favola con “les pieds dans l'eau”, i cui proprietari hanno
parcheggiato sotto casa sia l'auto che il motoscafo.
Nel
primo pomeriggio siamo già a Naples dove ci attende un hotel a
sorpresa : il più bello di tutto il viaggio.
All'arrivo
appare come il solito grande motel, cui ci abitueremo durante tutto
il viaggio, con una lobby disattenta, frettolosa e spesso poco
cortese, ma appena aperta la porta della camera, ecco una vera suite, con divano, poltrone, due
grandi e morbidi letti, bagno con antibagno, frigo, microonde,
macchina per il caffè, due televisori da 40 pollici ed accesso ad un
verde giardino meraviglioso, in cui sono collocate due belle piscine
ed una vasca con idromassaggio.
Una
corsa a prendere i teli da bagno ed eccoci a sguazzare in acqua,
prima nella jacuzzi con acqua caldissima e poi in piscina per un
tuffo rinfrescante prima di uscire a cercare un posto dove rimediare
la cena.
Facciamo
un giro d'ispezione ed a prima vista decido di scartare il vicino RED
LOBSTER, perché esternamente non ha l'aspetto di un ristorante tradizionale e dà la sensazione di essere pretenzioso e caro.
Sconsolati
da quello che troviamo nei dintorni, ritorniamo sui nostri passi e ci
affacciamo timidamente nel locale, trovandolo ben arredato, con tavoli eleganti
e camerieri in divisa.
Dopo
una breve attesa all'ingresso, ci sistemano ad un tavolo, dove ci
vengono serviti ottimi panini caldi ed un'insalata, in attesa di due
fantastici piatti di pesce.
Usciamo
pienamente soddisfatti con una spesa di soli 62$ pari a 46 euro.
*****
Best Western Naples Inn & Suites – km. 215
10
Maggio
Per colazione siamo accolti nello spazio antistante la
piscina di fronte alla lobby, in un giardino lussureggiante, con
fiori, ruscelli e piccole statue di ogni tipo.
Quasi
a malincuore, lasciamo l'hotel alla ricerca di un modo per arrivare
alle spiagge, distratti da una bellissima città con ville
meravigliose poste su strade contornate da verdissimi giardini e
scopriamo che qui le case hanno fatto come una barriera lungo tutti
gli arenili, cui si accede solo nei punti a ciò deputati e questo si
ripete in ogni luogo ove non esistano strutture pubbliche sugli
arenili ( passeggiate, parchi, etc. ).
La
sabbia bianca che d'ora in poi troveremo per il resto del viaggio è
formata esclusivamente da frammenti di conchiglie sminuzzate
dall'azione del mare e si fa fatica ad immaginare la quantità di
gusci che sono serviti, considerato che ancora se ne trovano in
quantità.
Mentre
andiamo verso Fort Myers, nostra prossima meta, ci godiamo il mare e
le spiagge di Estero, che incontriamo per strada e poi, nel
pomeriggio, ci lasciamo incantare, dall'isola di Sanibel, che
percorriamo in lungo ed in largo fermandoci per una visita istruttiva
al museo malacologico Bailey-Matthews ( visita 18$ ), arrivando sino
alla pass di Captiva per un fugace sguardo al vecchio faro ed alle
bianchissime spiagge, che qui hanno un sapore più caraibico, anche
se il mare è meno bello.
Continuiamo
a vagare da una spiaggia all'altra cercando di capire dove si
nasconde la più bella, perché le indicazioni mancano assolutamente
e non è facile indovinare quale strada laterale conduce al mare.
Preoccupati
dal calo vertiginoso del carburante in un serbatoio sempre più vuoto, ritorniamo frettolosamente verso
l'unico distributore della zona, rinunciando ad ulteriori fermate e
dirigendoci all'hotel per evitare di percorrere strade sconosciute in
tarda ora, anche se, grazie ad un navigatore fantasioso, riusciamo ad
attraversare tutta Ft.Myers, nel traffico delle ore serali.
Questa
volta rimpiangiamo veramente il Best Western di Naples, essendo il La
Quinta Inn un anonimo motel, con una brutta piscina rinserrata da una
ancor più brutta cancellata ed aree comuni poco accattivanti od
inesistenti, anche se la camera è ampia e pulita.
Usciamo
e proprio mentre cominciavamo a pensare di dover saltare la cena,
entriamo al Courtney's Continental, seminascosto tra una supermaket
ed un locale di genere indefinito, dove ci servono, insieme a musica
ad alto volume, anche un ottima cena, alla pari del Red Lobster, al
prezzo di 56$ pari a 41€.
**
La quinta Inn & Suites Ft. Myers – km. 185
11
Maggio
Ci
svegliamo ed in attesa di riprendere la strada verso nuove scoperte,
andiamo a fare colazione, ma rimpiangiamo subito le precedenti ,
servite se non più abbondantemente e con cibo migliore, almeno in
luoghi più attraenti che non sotto uno spoglio porticato.
Con
direzione Nord, lasciamo Ft. Myers verso Punta Gorda e Charlotte,
puntando verso l'isola di Gasparilla che percorriamo sino a Boca
Grande e poi di nuovo verso Venice lungo una costa costellata di
splendide spiagge bianche fino a Siesta Key, che ci stupisce per le
sue misure spropositate ed una sabbia bianca, fine come borotalco.
In
una calda e soleggiata domenica, sotto i grandi alberi che
fiancheggiano l'enorme parcheggio antistante la spiaggia in cui non
siamo stati capaci di trovare posto, centinaia di persone erano
intente ad accudire i barbecue ed un'altra moltitudine era schierata,
come una barriera di persone ed ombrelloni, sul fronte del mare.
Abbandonata
l'idea di poter fare il primo bagno in mare ( in effetti non ne
faremo nemmeno uno ), cerchiamo di fare ritorno prima che il traffico
causato dalla marea di persone presenti sulle spiagge crei ingorghi e
colonne di auto, ancora peggiori di quella che abbiamo trovato per
giungere sin qui.
Facciamo
cena in un fast-food lungo la strada del ritorno ed acquistiamo
provviste per il giorno seguente che, per raggiungere Miami, ci vedrà
costretti ad attraversare la Florida da Ovest ad Est.
**
La quinta Inn & Suites Ft. Myers – km. 326
12
Maggio
Prima
di effettuare il lungo trasferimento verso Miami, decidiamo di fare
visita alla Shell Factory che avevamo notato il giorno precedente
sulla Tamiami Trail.
Immersi
in un mare di conchiglie provenienti da tutto il mondo, dopo aver
passato un ora a meravigliarci di forme e colori, ne acquistiamo
alcune che andranno a tenere compagnia a quelle raccolte nei viaggi
precedenti.
La
strada verso il deludente lago Okeechobee ( invisibile dietro gli
alti argini ) , è lunga e noiosa, tutta uguale, attraverso un
territorio arido ed incolore, che non offre spunti panoramici, ma che
sarà fonte di preoccupazione a causa del progressivo inesorabile
svuotamento del serbatoio di carburante, che riempiremo con una
provvidenziale deviazione alla ricerca di una stazione carburante,
suggeritaci dal navigatore.
Arriviamo
nel pomeriggio di buon'ora a Miami e trovare l'albergo non ha
presentato particolari difficoltà di percorso, per cui, scaricati i
bagagli, facciamo un rapido giro nei pressi e poi subito a
riconsegnare l'auto.
Il
traffico, alle cinque del pomeriggio, sulle higway è da paura ( sei
corsie per senso di marcia con auto affiancate che viaggiano a 100
km. l'ora ), con l'incubo di non vedere a tempo le deviazioni e
restare intrappolato nel traffico verso una destinazione
indesiderata, ma, con un colpo di fortuna, riusciamo a vedere in
tempo l'indicazione per il “return rent car” e restituiamo l'auto
nei tempi previsti, senza troppi problemi.
Acchiappiamo
al volo un bus che, grazie alle indicazioni del concierge ed
all'aiuto di un passeggero, ci deposita a meno di 100 metri
dall'hotel, così che dopo una veloce doccia riusciamo a fare due
passi sulla passeggiata a mare prima di cena.
L'hotel
LA FLORA si trova sulla Collins Av. una strada indietro rispetto alla
Ocean Drive, dove si celebrano tutti gli avvenimenti più importanti
di Miami Beach e dove, alla sera, si raduna tutto il bel mondo nel
classico struscio fino ad ora tarda per trovare un ristorantino tra
quelli presenti ad ogni piè sospinto.
Quando
la fame bussa ci fermiamo a La baguette Sobe, dove una ragazza
italiana ( molto carina ) cattura i clienti e li indirizza ai tavoli
curati da altre ragazze in hot pants : bella vista, ma la fregatura è
dietro l'angolo.
Il
sevizio è lento, il cibo è solo passabile, il conto discretamente
salato con una bottiglia d'acqua a 10$ e quando scriveremo una
recensione non troppo positiva, riceveremo le rimostranze della
proprietà.
Stanchissimi
ci ritiriamo in camera, grande con tante finestre e una buona vista
intorno, ma luminosissima il mattino dopo.
****
La Flora – km. 352
13
Maggio
Buona
la colazione con ottimo succo d'arancia appena spremuto e brioches
fresche.
A
zonzo, per quello che ci consentono le nostre gambe, fino a quando
non troviamo, grazie al fiuto di Gis, un ufficio che svende due tours
di Miami per metà prezzo : 90 dollari in due.
Con
15 minuti di ritardo arriva il bus con autista showman che, in un
inglese quasi incomprensibile, ci intrattiene illustrando il percorso
di un ora fino al porto di Biscayne Bay, dove una scassatissima nave,
travestita da barca dei pirati, ci porterà a spasso nel golfo a
caccia di ville di personaggi famosi o meno, ma stracarichi di soldi.
Tutto
il tour si è rivelato molto interessante, permettendoci di vedere da
vicino le più belle case dei divi USA, la baia di Biscayne, la
sky-line di Miami, di attraversare Little Havana, la Downtown ed una
buona porzione della Città, concedendoci buoni panorami.
Arriva
la sera e con il cielo che minaccia pioggia, ci rifugiamo in un
ristorantino con vaghi sentori greci dove, per un momento, ritorniamo
nei luoghi delle passate vacanze, riassaporando con gusto il cibo che
Creta, Rodi e Karpathos ci avevano offerto.
Dopo
gli ultimi passi in Ocean Drive, a dormire in attesa del giorno
successivo, che ci porterà a Las Vegas, prima tappa perso i grandi
Parchi-
****
La Flora
14
Maggio
Sveglia,
colazione, valigie in deposito e sgambata, prima sulla spiaggia e poi
per le strade attigue fino a quando il taxi non ci trasferisce in
aeroporto, dove ci imbarchiamo alle 16 per arrivare a Las Vegas verso
le 19,30 ( durata del viaggio 5,30 h. )-
L'uscita
verso l'autonoleggio è veloce, ma la coda per la locazione dell'auto
è molto lunga e le formalità ci impegnano per più di un ora, di
modo che ci troveremo per strada con il solito buio e tutte le
difficoltà di trovare la strada giusta.
Gli
addetti ci invitano a scegliere una delle auto disponibili e dopo
qualche istante di esitazione mettiamo gli occhi su una bianca
Hyundai, che dopo una ispezione sommaria risulta essere abbastanza
graffiata, così da farci chiamare il responsabile per far scrivere un'annotazione sul foglio di noleggio.
Lasciamo
il garage ed imbocchiamo l'uscita per …, ma questa è un altra
storia.
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