Doveva essere un
viaggio senza troppe pretese, finalizzato a fare una settimana di
immersioni a stretto contatto con la natura, in un ecoresort di
bungalow estremamente essenziali in riva al mare, ma qualcuno decise
che non potevo andare in giro per il mondo corredato dalla sola
coperta di Linus.
Confesso che questo era
il primo vero viaggio fuori della cara e vecchia Europa, dove in
qualche modo ci si arrangia sempre con lingua, consuetudini, modi di
vita e quel qualcuno, approfittando di questa mia carenza, mi sistemò
in alberghi di lusso lontani 30 km. dal mare, affidandomi alle cure
dell'organizzazione di “Grandi Viaggi”.
Per evitare l'uso
dell'auto, a causa delle pessime condizioni meteo, decisi di partire
con il treno, comodo e non dispendioso, seppure all'epoca non
esistesse il Malpensa Express, ma solo il collegamento con autobus.
21/02
In un'orribile
giornata di fine Febbraio, con una pesante valigia colma di
attrezzature sub, arrivo finalmente in aeroporto e dopo aver
consegnato i bagagli riesco a rilassarmi, così tanto da arrivare a
Dubai dormicchiando e senza quasi accorgermene.
Mentre cercavo il nastro
della riconsegna bagagli, distrattamente ho imboccato la via
dell'uscita, trovandomi improvvisamente di fronte al tizio che
reggeva il cartello con il mio nome.
Invano ho tentato di
spiegargli che stavo ancora aspettando la mia valigia, perché, quasi
a forza, sono stato sospinto in un auto, che doveva assolutamente
sgomberare il posto in cui era parcheggiata, perché due poliziotti
si stavano proprio arrabbiando.
In meno di 10 minuti
siamo arrivati all'albergo che era proprio alle spalle
dell'aeroporto.
Inutilmente ho cercato di
spiegare il mio problema, sia all'autista che alla reception, con il
risultato di finire a letto senza cena per l'ora tarda e senza
bagaglio.
22/02
Il mattino successivo,
sveglio di buon'ora, ho contattato il referente responsabile, nonché
guida della Grandi Viaggi, spiegandogli l'accaduto in una lingua a me
congeniale : l'italiano.
Con il tizio, un egiziano
con laurea italiana, abbiamo raggiunto a piedi un sito dell'aeroporto
dove per miracolo è spuntata la mia valigia e tutta l'attrezzatura
in essa contenuta, anche grazie ad una lauta ricompensa.
Sistemata la faccenda, ho
incontrato tutto il gruppo Grandi Viaggi e con loro è iniziato il
tour di Dubai : la vela ( Turji el Arab ), lo sky-line lungo la baia,
il museo etnografico, un paio di moschee, il mercato del pesce, il
grand-bazar, suk dell'oro ed altro ancora, mentre ci spostavamo da
una parte all'altra della città, utilizzando un minibus e mezzi
locali.
Divertente ed originale
la traversata della baia su una barca stracarica.
La sera è arrivata fin
troppo presto e dopo una buona cena, una notte di riposo.
23/02
Svegliato a forza dal
telefono, mi sono fatto portare con un taxi allo stadio della neve,
dove, per un prezzo notevolmente alto, ho fatto un paio di discese
con gli sci mentre fuori c'erano almeno 30° all'ombra.
Con tutto il gruppo, nel
pomeriggio, abbiamo fatto visita al campo ippico ed alla spiaggia,
dove in buona parte è già costruita ed abitata la prima palma (
isole di sabbia a formare la figura di una palma, con ville da
fantascienza ) e fervono i lavori per altre opere a mare ( Palma 2 e
World )
Una cosa da non credere
sono le aiuole a lato di molte strade : prati verdissimi ed
un'infinità di petunie di ogni colore.
Le palme messe a dimora a
lato delle strade di accesso alla città sono tutte provenienti da
altre regioni arabe.
24/02
A metà mattina mi
trasferiscono all'aeroporto e in un ora di volo arrivo a Muscat, in
un aeroporto che è un lontanissimo parente di quello di Dubai.
Nessun problema per i
turisti, ma ho visto persone, di etnia probabilmente indiana, essere
trattate a pesci in faccia, isolate, perquisite ed interrogate in
malo modo per aver osato entrare, più o meno legalmente, in terra
omanita.
Chi viene a lavorare qui,
come negli altri Emirati, non ha molti diritti, soprattutto la comune
manovalanza, che terminato un duro lavoro, viene semplicemente
espulsa, senza nemmeno aver maturato una contribuzione pensionistica
o qualsiasi altra forma di previdenza.
Fuori dalla stazione
aeroportuale ( questa volta con la valigia in mano ) mi aspetta, su
un fuoristrada gigantesco, un simpatico ragazzo italiano che, sentite
le mie richieste, si fa carico di tradurle alla reception : avrò,
per i giorni a venire, un auto del Diving che mi raccoglierà e
porterà a fare immersioni nella regione del Musadam, proprio dove
avrei voluto andare originalmente.
L'albergo è un Grand
Hayhatt, immenso, bellissimo ed in cui è necessario utilizzare un
cane-guida per ritrovare giornalmente la strada della camera;
piscina, spiaggia privata, discoteca, biblioteca/emeroteca in varie
lingue, diverse sale da pranzo a tema ed una hall che pare un campo
da calcio con alcune statue bronzee a grandezza naturale, di cui una
a cavallo.
Ogni pomeriggio e sera si
alternano al pianoforte artisti sempre diversi, che tengono occupate,
nella parte destinata a caffetteria, le orecchie degli ospiti, in
minima parte europei ed in maggioranza facilmente individuabili come
importanti personaggi locali, per foggia del vestiario ed usi non
certamente europei.
A cena ogni desiderio
viene esaudito : mai visto un buffet così vario ed abbondante con
almeno una quindicina di portate diverse per ogni tipologia, dagli
antipasti ai dolci.
Ho chiesto un'acqua
minerale e mi è stata portata una San Pellegrino.
25-26-27 /02
Mi alzo al sorgere del
sole e mentre attendo il mezzo che mi porta ad diving, rimpiango la
deliziosa colazione che sto perdendo.
La strada offre un
susseguirsi di differenti panorami che non permettono di annoiarsi :
dal pietroso deserto ad una verdeggiante valletta, dalle
congestionate vie nei pressi dell'animato porticciolo di barche da
pesca ad un'autostrada sempre poco frequentata, dalle grandi e piatte
distese all'attraversamento di una roccaforte rocciosa.
Il Diving, proprietà di
una francese, è ben attrezzato e ha ottime barche per raggiungere i
punti di immersione.
Curioso il mezzo di
trasporto delle bombole : un carretto trainato da un asino, che
approfittando dei bassi fondali porta il materiale sin sotto il
bordo.
Belle ed interessanti le
tre immersioni giornaliere in acque chiare, pulite e con abbondante
fauna ittica.
Dopo ogni immersione, si
consumano la pausa deco ed il pranzo in qualche caletta, rientrando
in porto quasi a buio.
Ogni giorno, per tre
volte, abbiamo cambiato luogo di immersione ed è rimasta nel mio
cuore quella effettuata lungo una costa rocciosa, trascinati dalla
corrente in un'acqua limpida di un blu intenso, fino ad un
promontorio dove siamo stati recuperati dalle barche.
28/02
Oggi il tempo è brutto
ed il mare molto agitato.
Ci viene proposto, al
prezzo delle due immersioni giornaliere, di effettuare un escursione fino a Muscat,
poi nel deserto fino ad una località, dove si estraggono pietre
semi-preziose che vengono lavorate sul posto.
Accetto e non mi pentirò
di aver fatto tale scelta : molto interessanti e belli i posti
visitati, anche se ho avuto qualche difficoltà a seguire le
spiegazioni in inglese della guida.
Lungo la strada, il
gruppo si è fermato in una grande verdissima oasi, dove ci sono
stati offerti pane, formaggio, molta frutta buonissima, datteri di
diverse qualità, caffè e te.
Il rientro in albergo è
ad ora tarda.
01/03
Ricordo
particolarmente questo giorno, che per un verso è stato terribile,
ma che mi ha permesso di vedere cose che non avrei
potuto altrimenti.
Durante la seconda
immersione, mentre stavo cercando di fotografare qualcosa di
interessante tra i massi vicino a riva, la risacca mi ha spinto
indietro e per evitare di finire rovesciato ho allungato la mano
all'indietro, non sapendo che, nascosto in quel posto, c'era qualcuno
che non ha gradito l'intrusione.
Un forte dolore ed uno
strappo potente mi hanno avvisato che ero stato morso, non so da
cosa.
Ritornato alla barca, ho
trovato la mano destra, in parte protetta da un guanto in pelle e
tela, lacerata malamente e profondamente tra pollice ed indice, con
segni inequivocabili di un morso sul dorso.
Aiutato da una signora
inglese, che cercava disperatamente di tamponare la copiosa perdita
di sangue, sono stato indirizzato all'ospedale più vicino, al quale
mi ha condotto la signora francese proprietaria del diving, che
offertasi quale traduttrice, mi ha consentito di colloquiare con il
personale sanitario omanita.
In quell'occasione ho
scoperto che per essere ammessi all'interno della struttura
ospedaliera è necessario pagare e poi pagare ancora per le cure
ricevute ( quasi 200 euro ).
Un giovane medico ha
suturato e fasciato le ferite, mettendomi in condizione di ritornare
a recuperare le attrezzature subacquee, che faticosamente ho
riportato in albergo.
In questo modo avrebbe
potuto finire l'avventura in Oman se quella sera, facendo un
resoconto dell'accaduto al referente della Grandi Viaggi, non mi
fosse stata proposta una comoda escursione verso l'interno.
Detto e fatto.
02/03
La mano mi ha fatto
dormire malamente, ma alle sei del mattino ero già davanti
all'ingresso ad aspettare l'auto che ho noleggiato con autista.
La prima fermata è
presso un accampamento di “gente del deserto” che vive qui con
gli animali che una volta gli permettevano di spostarsi e vivere in
quelle regioni, mentre ora sono solo un attrazione turistica.
Sono stato ricevuto sotto
un'ampia tenda circolare, dove dopo l'immancabile the, mi sono stati
proposti oggetti ricordo dai prezzi improponibili.
Ripresa la strada, ci
siamo fermati, in pieno deserto, presso una sorgente d'acqua dove,
tra le palme, era stata allestita una piscina naturale ed i
frequentatori vi stavano tranquillamente facendo il bagno.
In quel posto il mio
autista ha tirato fuori, da un frigorifero portatile, ogni bene di
Allah ed abbiamo pranzato.
Dopo una lunga sosta a
Nishua per curiosare negli ambienti della storica fortezza e nel
vicino suk, un ampio giro nel deserto ci riporta in albergo, dove una
doccia lunghissima mi rimette in forma per la cena e mi dà la forza
di preparare le valigie.
03/03
Sono le dieci del mattino
quando la sveglia del telefono mi scuote da un sonno ancora profondo.
Con calma raccolgo tutto
quanto è ancora fuori dalle valigie e sceso dal concierge mi accordo
per il trasporto in aeroporto.
Pranzo, pisolino, bagno
in piscina, passeggiata sulla spiaggia ad osservare come si pesca e
si recuperano le reti con due fuoristrada e verso le 20,00 mi
trasferiscono in aeroporto.
Al desk del ceck-in mi
dicono che l'aereo è completo e che non posso imbarcare, ma alla mia
reazione rivedono la loro posizione ed a mezzanotte circa si atterra
a Dubai.
E' lunga la notte da
passare, anche gironzolando per un aeroporto immenso con molte
curiosità da osservare.
Arriva il momento
dell'imbarco, ma non della partenza, perché sulla pista si è
levata una nebbia peggio che in Val Padana e per un paio d'ore tutto
si è fermato.
Il ritardo accumulato
viene ulteriormente dilatato causa una forte perturbazione sulla
Jugoslavia, che costringe l'aereo ad un ampio giro che ci spinge fin
sopra Vienna, fino a quando, con tre ore abbondanti di ritardo,
arriviamo a Malpensa.
Il ritorno a casa non ha
storia, se non che la ferita alla mano ha avuto bisogno di urgenti
cure, minacciando un estesa infezione.
Non ho mai saputo quanto
è costato questo viaggio, ma credo che qualcuno lo abbia pagato
intorno ai 5.000- euro.
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